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Coronavirus: i decessi per fascia d’età. Sono 17 quelli sotto i 50 anni

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«Non dobbiamo mollare». Il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro ha lanciato un appello ai cittadini italiani per combattere il coronavirus che sta mietendo vittime in Italia (2.978 decessi dall’inizio della pandemia in Italia). «Dobbiamo mantenere le misure – ha precisato – se vogliamo vedere davvero degli effetti e proteggere le nostre persone più anziane». L’Istituto ha reso noto il report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti risultati positivi a Covid-19, realizzato in base ai dati aggiornati al 17 marzo.

Il 71% dei decessi in Lombardia
Il 71,1% dei decessi è avvenuto in Lombardia, il 17,3% in Emilia Romagna, il 3,9% in Veneto. L’età media dei pazienti deceduti, positivi al Covid-19 è di 79,5 anni. Le donne che hanno perso la vita rappresentano il 30% dei decessi. L’età media dei pazienti che hanno contratto il coronavirus è di 63 anni.

Diciassette morti di età inferiore ai 50 anni

Il report registra 17 morti di età inferiore ai 50 anni, di questi cinque avevano meno di 40 anni: erano tutti di sesso maschile, tra i 31 e i 39 anni, con gravi patologie pre-esistenti (cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità).

La trasmissione del virus

L’indagine epidemiologica dell’Istituto segnala che, a parte i primi tre casi registrati nel Lazio, la trasmissione dell’infezione è avvenuta in Italia. L’età media dei pazienti positivi al virus e deceduti è più alta di 17,5 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno solo contratto l’infezione (80.5 anni deceduti, 63 anni per chi ha contratto il Covid-19).

Le complicanze
L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comune osservata dall’Iss, riscontrata nel 97,2% di casi, seguita dal danno renale acuto (27,8%), dal danno cardiologico (10,8%) e dalla sovrainfezione (10,2%). Rapidissimo l’iter della malattia. L’Iss ha calcolato i giorni che passano dall’insorgenza dei sintomi al decesso: otto in tutto, quattro dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale e quattro dal ricovero in ospedale al decesso. Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso è risultato di un giorno più lungo in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a chi non lo era.

Fra i sintomi più comuni osservati prima del ricovero domina la febbre (77%), seguita da dispnea (respirazione alterata per il 74%) e da tosse (42%). Meno comuni diarrea ed emottisi (emissione di sangue dalle vie respiratorie). il 5,2% delle persone non avevano sintomi al momento del ricovero.

Le terapie
Il report analizza anche le terapie usate nei pazienti positivi e deceduti durante il ricovero: la terapia antibiotica è stata quella più utilizzata (83% dei casi), meno utilizzata quella antivirale (52%), più raramente la terapia steroidea (27%). «Il comune utilizzo di terapia antibiotica – si legge nel rapporto – può essere spiegato dalla presenza di sovra-infezioni o è compatibile con inizio terapia in pazienti con polmonite». Tra i deceduti è stata registrata almeno una comorbidità nel 68,3% dei casi (patologie
cardiovascolari, patologie respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, patologie oncologiche, obesità, patologie renali o altre patologie croniche)​.

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