Decreto Legge Cura Italia: non tutti i professionisti potranno godere dei benefici

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Gent.mo Direttore,

a poche ore dall’approvazione del Decreto Legge che introduce le misure di potenziamento, connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per le famiglie, per i lavoratori e per le imprese sono già numerose le categorie e gli ordini professionali che lamentano una discriminazione nel trattamento economico relativo agli indennizzi erogati.

La misura prevede, all’interno dei 25 miliardi complessivamente stanziati dal Decreto Legge, l’indennità di seicento euro al mese, non tassabile, prevista per i lavoratori autonomi e le partite IVA che andrà ad una platea di quasi cinque milioni di persone.

Eppure molte categorie professionali non avranno diritto a questo beneficio ma dovranno “accontentarsi”, almeno per quanto previsto nella prima versione di questo Decreto Legge che nelle prossime settimane verrà discusso in Parlamento per la sua conversione in Legge, del cosiddetto “Fondo per il reddito di ultima istanza” con una dotazione di trecento milioni di euro come fondo residuale.

Tra i professionisti iscritti agli ordini, che da subito hanno iniziato a far sentire il proprio dissenso rispetto a questo trattamento, ci sono architetti e ingegneri, agronomi e forestali, chimici, geologi, biologi, consulenti del lavoro, giornalisti, medici, farmacisti, commercialisti, ragionieri e periti commerciali, notai, avvocati, psicologi, geometri, periti industriali, agenti e rappresentanti di commercio; essi avranno una dotazione pro-capite molto inferiore e con tempi, criteri e modalità di attribuzione lasciati per ora all’incertezza.

Di fatto le richieste avanzate da molti ordini professionali, nei giorni precedenti all’emanazione del Decreto Legge, invocavano misure urgenti per aiutare i professionisti a superare la crisi in atto che sta mettendo in ginocchio interi settori produttivi della società con conseguente grave danno economico. Le richieste andavano dalle misure integrative di sostegno al reddito alla sospensione dei contributi previdenziali nelle casse degli istituti di previdenza specifici, dalla riduzione della pressione contributiva fino a quella burocratica per alleggerire i processi pedissequi autorizzativi al fine di velocizzare le pratiche.

Anche nella nostra provincia i professionisti interessati da queste misure hanno iniziato a coordinarsi sui social network per chiedere al Governo le opportune modifiche. Tra i promotori del gruppo Facebook “OUTSIDE movement”, che raccoglie centinaia di iscritti a livello nazionale tra architetti ed ingegneri, c’è l’architetto Tiziana Crusco di Sapri: “sono fiduciosa che il Governo migliorerà le misure del decreto Cura Italia ed inserirà tutti i professionisti, anche quelli esclusi in prima battuta.”

“Per ora raccolgo la delusione della categoria a cui appartengo” continua la professionista saprese e attivista locale del M5S – “e intendo farmi promotrice di una richiesta al Governo per la rivalutazione delle categorie escluse in linea con uno dei principi del mio Movimento per cui nessuno deve restare indietro”.

Seppur al momento la limitazione ai soli lavoratori iscritti all’INPS sembra voler ridurre in maniera eccessiva la platea dei beneficiari con il rischio di creare un malcontento diffuso, c’è da dire che questo testo sicuramente non può essere definito poco coraggioso e di certo ha provato a fare una quadra in tempi strettissimi tra tantissime esigenze da soddisfare. Nella sua enormità il decreto “Cura Italia” possiede gli elementi che potranno renderlo più soddisfacente per quella platea di professionisti oggi poco rassicurati; per questo tutti i politici sono chiamati ad un ulteriore sforzo comune nell’interesse nazionale.

Francesco Virtuoso

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