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Coronavirus, bando per 300 medici volontari: «Una chiamata alle armi»

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Un bando, o nelle parole del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, una vera e propria «chiamata alle armi a tutti i medici italiani, perché i medici che sono in prima linea hanno bisogno di aiuto». Nel giorno in cui in tutta Italia si contano 346 morti accertate e dalla Lombardia arrivano cifre sempre più preoccupanti sul contagio, la protezione civile ha lanciato una selezione per arruolare temporaneamente 300 medici volontari e istituire una task force di «intervento rapido» per combattere l’epidemia di coronavirus.

«Il governo si è fatto carico del grido d’allarme lanciato dagli ospedali e questa task force andrà subito in Lombardia – spiega Boccia – C’è bisogno che i medici che aderiscono lo facciano con la forza dello Stato, che c’è dietro, e che abbiano il sostegno di tutti. Stiamo chiedendo a migliaia di medici di valutare. La nostra corsa dev’essere più veloce di quella del virus e far sì che possa essere vinta».

«Il bando è molto semplice e immediato (il testo è reperibile qui). Possono partecipare i medici del Servizio sanitario nazionale, delle strutture convenzionate e i liberi professionisti» spiegail commissario straordinario all’emergenza coronavirus, Angelo Borrelli che ha predisposto la selezione in stretta collaborazione con il ministro della Salute, Roberto Speranza.

«Il bando prevede l’arruolamento temporaneamente alla Protezione civile di questi 300 medici, fermo restando il rapporto di lavoro con la propria organizzazione e la corresponsione per quanto riguarda i medici del ssn del trattamento economico fondamentale e accessorio, il riconoscimento di una somma forfettaria di 200 euro al giorno che è prevista nel bando e la possibilità di essere assistito e alloggiato dalle regioni dove si è destinati» conclude Borrelli.

A quanto si è appreso, la chiamata alle armi – decisa insieme non è caduta nel vuoto: subito dopo la pubblicazione del bando e pochi minuti dopo l’annuncio in conferenza stampa, sono arrivate le prime dieci richieste.

Almeno14 sanitari sono morti dall’inizio dell’epidemia, con un numero altissimo di contagiati (circa tremila, l’8,3% del totale dei colpiti). Per arginare questa strage, dal 25 marzo mascherine e dispositivi di protezione saranno garantiti al personale sanitario negli ospedali dal 25 di marzo, superando le attuali criticità.

«I dispositivi di protezione non mancheranno più, grazie anche allo sforzo del collega Di Maio – spiega Boccia – Sono ed erano una criticità perché, come si sa, non venivano prodotti nel nostro Paese. Siamo in una corsa contro il tempo: alcune aziende si sono convertite in tempi record e ovunque si possono acquistare i dispositivi li stiamo prendendo e distribuendo. Dopo il 25 marzo, questo momento di crisi sarà sicuramente superato, ma dobbiamo arrivarci con meno rischi possibili».

Fonte: Ilcorriere.it

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