Questo, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche e gli ostacoli oggettivi all’operatività, dalla ridotta disponibilità di manodopera ai blocchi alle frontiere per i trasporti, con ben l’88% delle merci che in Italia viaggia su gomma.
Un impegno quotidiano senza sosta, che deve fare i conti con la chiusura di bar e ristoranti, ma anche con un balzo degli acquisti delle famiglie in una situazione in cui, con l’emergenza Covid19, quasi 4 italiani su 10 hanno fatto scorte di prodotti alimentari e bevande per l’immotivato timore di non trovali più disponibili sugli scaffali di negozi, così come emerso dalla indagine Coldiretti/Ixe’.
Nel fare un bilancio dell’attività necessaria ad assicurare beni essenziali alla popolazione, durante l’attuale emergenza, da una analisi della associazione di categoria, risulta che sono oltre tre milioni gli italiani che continuano a lavorare nella filiera alimentare, dalle campagne alle industrie fino ai trasporti, ai negozi e ai supermercati, per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione.
Nonostante le difficoltà, si sono moltiplicate anche le iniziative di solidarietà per assicurare la consegna della spesa direttamente nelle case, soprattutto a favore di quanti – anziani o contagiati – non possono uscire dalle proprie abitazioni. Si è infatti registrato un aumento dell’11% degli italiani che hanno fatto la spesa online e del 7% di quanti hanno chiesto la consegna a domicilio.
“Chiediamo a supermercati, ipermercati e discount di privilegiare negli approvvigionamenti sugli scaffali le mozzarelle con il latte italiano al posto di quelle ottenute da cagliate straniere, salumi ottenuti con la carne dei nostri allevamenti, frutta e verdura nazionale ed extravergine Made in Italy al 100%”.
È la sollecitazione di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, il quale esorta, altresì, a sostenere lo sforzo degli agricoltori e degli allevatori per garantire le forniture alimentare alla Nazione.
Pure nel settore agroalimentare affiorano taluni limiti dell’economia a spinta global. Forse, in tempo di pandemia, sarebbe bene accogliere l’invito quanto meno per valutare con maggiore accortezza i vantaggi del local.
di Tony Ardito
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