È dunque iniziata una vera e propria “guerra” sperimentale (e mediatica) tra Stati Uniti e Cina su chi arriverà per primo a un vaccino contro il coronavirus. Secondo gli analisti saranno proprio i cinesi a spuntarla, ma benché i primi test sull’uomo siano appena iniziati, ci vorranno almeno da 12 ai 18 mesi per averne uno in commercio.
In base a quanto indicato nella documentazione depositata presso il nel Registro degli Studi Clinici del Paese asiatico, datata 17 marzo, sono state coinvolte nella sperimentazione 108 persone con un’età compresa tra i 18 e i 60 anni, che saranno suddivise in tre gruppi sottoposti a un dosaggio diverso della preparazione.
Tutti i partecipanti risiedono a Wuhan, la città da 11 milioni di abitanti della provincia dello Hubei dove il virus avrebbe compiuto il salto di specie da un animale (forse un pangolino) all’uomo tra il 20 e il 25 novembre dello scorso anno, secondo uno studio italiano guidato da scienziati del Campus Bio-Medico di Roma.
“I volontari dello studio di fase 1 COVID-19 hanno già iniziato a ricevere il vaccino”, ha dichiarato all’AFP uno degli scienziati cinesi coinvolti nel progetto, che è finanziato dal governo di Pechino. I partecipanti saranno seguiti per i prossimi sei mesi dallo staff, per verificare l’emersione di eventuali reazioni avverse legate alla preparazione. Superata la fase 1 verranno messi a punto studi di fase 2 e 3 (rispettivamente con centinaia e migliaia di partecipanti) per determinare l’effettiva efficacia del vaccino.
A capo del progetto nello sviluppo del vaccino cinese vi è Chen Wei, una generale dell’esercito cinese e membro dell’Accademia di Ingegneria della Cina, come indicato dal Washington Post, che in precedenza aveva dichiarato che la sperimentazione sarebbe partita in aprile, ma comunque non dopo gli Stati Uniti. Probabilmente l’annuncio americano a sorpresa ha fatto anticipare i tempi anche ai ricercatori cinesi. La Wei era stata in prima linea nell’eradicazione della SARS all’inizio degli anni duemila.
Esattamente come avvenuto per il vaccino sperimentato negli Stati Uniti, e più nello specifico a Seattle, presso il Kaiser Permanente Washington Research Institute dove la manager quarantatreenne Jennifer Haller si è sottoposta alla prima iniezione in assoluto, anche i volontari cinesi si sono lasciati fotografare durante l’iniezione.
La speranza è che in un modo o nell’altro si arrivi il più presto possibile a una preparazione in grado di proteggere tutti dal coronavirus. Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa interattiva messa a punto dall’Università Johns Hopkins, il patogeno ha contagiato oltre 340mila persone nel mondo uccidendone circa 15mila (5.476 delle quali solo in Italia).
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