Sono stati prorogati i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne. Lo rende noto il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini che aveva chiesto urgentemente il provvedimento per sopperire alla mancanza di manodopera stagionale in agricoltura e non pregiudicare le fornitura di generi alimentari a negozi e supermercati.
La proroga secondo la circolare del Ministero degli Interni – spiega la Coldiretti – – dura fino al 15 giugno e riguarda i permessi di soggiorno in scadenza dal 31 gennaio al 15 aprile ai sensi dell’articolo 103 comma 2 del D.L. 18. Una esigenza che – sottolinea la Coldiretti – è stata resa piu’ urgente dal caldo inverno che ha anticipato la maturazione delle primizie come fragole e asparagi proprio nel momento in cui la chiusura della frontiere per l’emergenza sanitaria ha fermato l’arrivo nelle campagne italiane di lavoratori dall’estero.
Con il blocco delle frontiere alla circolazione delle persone è a rischio – sottolinea la Coldiretti – più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero. Si registrano infatti disdette degli impegni di lavoro da parte di decine di migliaia di lavoratori stranieri che – precisa la Coldiretti – in Italia trovano regolarmente occupazione stagionale in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo l’analisi della Coldiretti.
La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia – spiega Coldiretti – è quella rumena con 107591 occupati, davanti a marocchini con 35013 e indiani con 34043, che precedono albanesi (32264), senegalesi (14165), polacchi (13134), tunisini (13106), bulgari (11261), macedoni (10428) e pakistani (10272) secondo le elaborazioni Coldiretti che ha collaborato al Dossier statistico Immigrazione 2019.
Sono molti i “distretti agricoli” del nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso – evidenzia la Coldiretti – della raccolta delle fragole e asparagi nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva, delle mele, delle pere e dei kiwi in Piemonte, dei pomodori, dei broccoli, cavoli e finocchi in Puglia fino agli allevamenti da latte e ai caseifici della Lombardia.
E’ ora necessaria pero’ – sottolinea la Coldiretti – una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne.
I voucher erano stati introdotti per la prima volta in via sperimentale nel 2008 proprio in agricoltura con la vendemmia per le peculiarità dell’offerta di lavoro nelle campagne. Nel corso degli anni successivi quello dei campi – sottolinea la Coldiretti – è stata l’unico settore rimasto legato all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) e gli accresciuti appesantimenti burocratici che ne hanno limitato l’utilizzo e per questo ora in una situazione di emergenza vanno eliminati.
Il momento attuale – conclude la Coldiretti – rende necessaria una radicale semplificazione per favorire la diffusione di uno strumento con importanti effetti sull’economia e il lavoro e che si era dimostrato valido nel favorire l’occupazione e l’emersione del sommerso.
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