Ebbene, l’autopsia effettuata sul corpo di Emanuele Renzi, ha dimostrato che il giovane 34enne che lavorava in un call center era sano, sanissimo.
I risultati dell’Istituto Spallanzani sono stati subito trasmessi ai medici del Policlinico Tor Vergata di Roma che hanno seguito il caso del ragazzo di Cave, comune a pochi passi dalla Capitale.
“Era sano”
Come riporta Repubblica, quindi, non aveva alcuna patologia pregressa uno dei responsabili del call center “Youtility”. Stefano Andreoni, virologo di Tor Vergata, spiega che la morte di Emanuele rientra tra quelle “non previste, inattese”. “In letteratura – spiega il primario, che non nasconde l’amarezza – sono già presenti casi in cui l’autopsia non ha evidenziato la presenza di morbosità pregresse. Parliamo quindi della morte di un giovane sano, venuto a mancare nonostante siano stati applicati tutti i trattamenti a disposizione. È una nostra sconfitta, dovuta alle armi che abbiamo ora. Aiutano, ma non sono sicuramente vincenti e questo caso ne è la dimostrazione. La ricerca ci deve dare qualcosa in più”.
Il contagio, forse, in Spagna
Si fa strada l’ipotesi che possa aver contratto il Covid-19 durante un addio al celibato a Barcellona, dov’era stato dal 6 all’8 marzo. Il referto degli esami effettuati sulla vittima, purtroppo, ha messo in evidenza un quadro clinico complesso: pericardite, miocardite, coagulopatia intravascolare disseminata, fanno sapere dall’ospedale. Purtroppo, la catena di eventi negativi non gli ha lasciato scampo.
Terapia standard
Il 34enne era stato in isolamento domiciliare per sei giorni con i soli sintomi febbrili fin quando non si è aggravato ed è stato necessario il trasporto in ospedale dove era arrivato in condizioni gravissime. Anche nel suo caso, era stata applicata la terapia standard di antivirali ed il farmaco contro l’artrite che sembra aiutare i pazienti intubati. Ma, per lui, tutto questo è servito a poco.
Adesso, però, i colleghi di lavoro di Emanuele Renzi hanno molta paura: Youtility spiega di aver sanificato subito il call center, ancor prima della Asl, e di rispettare le prescritte distanze tra i lavoratori. I sindacati, però, attaccano: secondo i Cobas, l’azienda di Settebagni non ha informato i lavoratori e non ha nemmeno fermato il travaso di operatori tra le sedi di Roma e Frascati.
Un’altra morte sospetta
Intanto, sempre a Roma, è morto un altro ragazzo, quasi coetaneo di Emanuele: si tratta di un rom di origine montenegrina di appena 33 anni. Il giovane, deceduto allo Spallanzani, abitava in una delle case popolari del “Quarticciolo”. Anche in questo caso, saranno gli esami dell’autopsia a chiarire le cause del decesso.