“Siamo orgogliosi della rapidità con cui abbiamo raggiunto promettenti risultati ed entusiasti di poter sviluppare in clinica due nostri anticorpi in tempi molto brevi”, ha affermato Filippo Riva, Direttore Generale di Humabs. “Il contenimento di questa malattia sarà possibile solo attraverso una combinazione tra prevenzione e cura.
Nei nostri laboratori a Bellinzona, abbiamo iniziato sin da gennaio, prima che l’epidemia si diffondesse in Europa, a lavorare per identificare anticorpi per la cura di COVID-19. Abbiamo rapidamente identificato un anticorpo prodotto dalle cellule B di un paziente guarito da SARS nel 2003 in grado di cross-reagire con SARS-CoV2”.
L’anticorpo ora è stato trasferito a due aziende per la produzione, in Cina e negli Stati Uniti. I test clinici di fase 1 e fase 2 potrebbero iniziare già entro 3-5 mesi, spiega l’azienda. “La capacità di questo anticorpo di neutralizzare il virus SARS-CoV-2 è stata confermata in due laboratori indipendenti”, ha spiegato Davide Corti, SVP e Direttore della ricerca sugli Anticorpi, “l’anticorpo si lega a un epitopo su SARS-CoV-2 che è condiviso con SARS-CoV (noto anche come SARS).
Proprio l’abilità di legare un epitopo cosi conservato rende questo anticorpo di estremo interesse, dal momento che potrebbe essere più difficile per il virus mutare in questa regione”.
L’anticorpo identificato, , evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato modificato in laboratorio per migliorare le sue qualità, in particolare la sua “durata di protezione” e per conferirgli delle “caratteristiche vaccinali”. L’azienda sta valutando quattro scenari di utilizzo: quello preventivo, quello preventivo di eventuali aggravamenti, quello di trattamento dei casi gravi e infine lo sviluppo di vaccini.
Giovanni D’AGATA