Sono le parole accorate di Vincenzo Boccia, Presidente Nazionale di Confindustria, che, nel corso di un lungo confronto, in Skype call con il direttore di Giffoni Opportunity, Claudio Gubitosi, esprime il suo punto di vista sul momento che l’Italia sta vivendo, offre le sue proposte a sostegno del sistema Paese e si lascia andare ad una confidenza, intima e personale, facendo emergere quel lato umano di una classe dirigente che oggi più che mai è chiamata ad assumersi la responsabilità del futuro dell’Italia e dell’Europa.
Il Presidente Boccia è intervenuto, con entusiasmo e confermando un legame solido di affetto che ha con Giffoni, nell’ambito del talk promosso dal direttore Gubitosi che si sta rivelando momento centrale della campagna #GiffoniaUnMetrodaTe, agorà virtuale della sua community che si interroga, riflette e propone. Un appuntamento che da tre settimane, in un’Italia in quarantena, è diventato spazio di dialogo e confronto, non solo con le migliaia di ragazzi che vivono e amano Giffoni, ma anche con i protagonisti della vita politica, economica e culturale del Paese.
– Trasformare la preoccupazione in speranza. Non cavalcare la rabbia
«Abbiamo davanti a noi una guerra – ha spiegato il Presidente Boccia – quella al virus e, poi, ne abbiamo un’altra da vincere in chiave economica. Ciascuno di noi, pur stando a casa, sta pensando alla ripartenza e sta progettando il futuro. E’ giusto essere preoccupati oggi, ma accanto alla preoccupazione ci vogliono resistenza e passione e non rabbia. Serve la cultura. Quella cultura che appartiene per esempio alla storia di Giffoni.
Abbiamo bisogno di recuperare dalla nostra cultura, che è tradizione del nostro Paese, che è patrimonio dell’Italia, uno dei Paesi più belli del mondo, quella capacità di reazione che ci consente di trasformare la speranza in passione e futuro e non dobbiamo cavalcare la preoccupazione che va messa, invece, al servizio della costruzione del futuro e non per demolirlo attraverso la rabbia».
– Siamo in un’economia di guerra. Subito un Fondo di Garanzia per le imprese
E’ tempo di misure e di politiche perché l’Italia possa resistere all’ondata d’urto di un’emergenza planetaria ed iniziare a pianificare la ripartenza. Su sollecitazione del direttore Gubitosi, ecco la ricetta del Presidente di Confindustria: «L’Italia e l’Europa – ha spiegato Vincenzo Boccia – devono capire che siamo in una economia di guerra. Ci siamo già. Abbiamo negozi chiusi ed aziende ferme.
Abbiamo imprese passate in pochissimo da un fatturato pari a 100 a zero. Più altre che hanno un rallentamento di fatturato molto significativo. Ora è in questa logica che dobbiamo ragionare e non a legislazione vigente. Bisogna essere innovativi, la politica deve esserlo. In questi giorni dobbiamo combattere la guerra contro il virus e per farlo dobbiamo chiudere le attività produttive in Italia ed in Europa.
Questo è inevitabile. Ma dobbiamo pensare a cosa fare per farle sopravvivere economicamente. La nostra proposta è semplice: aiutiamo le imprese attraverso un fondo di garanzia che permetta alle banche di dare credito a breve. Le banche sostengono le imprese per i costi fissi minimi attraverso le garanzie di Stato. Questo debito di guerra si deve trasformare in un debito a trenta anni, proprio come accade nelle economie di guerra.
Ne usciremo con più debito, ma sarà sostenibile e così trasformeremo la preoccupazione in speranza, dando una prospettiva al tessuto produttivo. La politica ha così la possibilità di intervenire con una soluzione intelligente, senza azzardi morali – ognuno pagherà quanto deve – per poi reagire e passare alla fase 2, quella della ripartenza».
– Agire con immediatezza. Serve subito un nuovo Piano Marshall
Una strategia che va per step, quella illustrata al direttore Gubitosi dal numero uno di Confindustria Italia: «Quando tutto finirà – ha continuato Boccia – la domanda crescerà di nuovo ed occorrerà in questo preciso momento più Italia e più Europa. Servirà una politica che ragioni con la testa nel nuovo contesto che si sarà determinato. Se lo facesse con le regole di prima, nulla sarebbe possibile.
Se si ha la consapevolezza che, lo ripeto, siamo in guerra, allora ci sarà per forza di cose un cambiamento di prospettiva. La storia ce lo insegna. Il piano Marshall serviva per ricostruire strade o case di un’Italia distrutta. Oggi non ci sono macerie fisiche, ma c’è un attacco senza precedenti all’economia del Paese attraverso il virus. Serve, quindi, un nuovo piano Marshall.
Ce lo suggeriscono i nostri Padri Costituenti che all’articolo 1 scrivono che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, avendo perciò visto nel lavoro il primo fattore di coesione nazionale. Se non recuperiamo le ragioni del lavoro, che è progetto, sfida, sacrificio per il futuro, allora veniamo meno ai nostri fondamentali.
Oggi dobbiamo stabilire le grandi priorità, operando una distinzione tra le cose urgenti e quelle importanti. Ci sarà un momento, quando tutto questo sarà finito, in cui occorrerà più politica, più politica innovativa, più consapevolezza e più competenza».
– Questa guerra o la vinciamo tutti o la perdiamo tutti
Sono giorni difficili, non c’è dubbio. C’è tanto disagio sociale. E’ la considerazione che il direttore Claudio Gubitosi offre all’analisi di Vincenzo Boccia: «Il governo- ha continuato – deve essere immediato negli interventi. L’immediatezza è più importante degli interventi stessi. Dobbiamo evitare un mostro che è peggio della recessione: la depressione. Che potrebbe diventare strutturale, rappresentando perciò un attacco al futuro per tutti noi e soprattutto per le giovani generazioni.
Dobbiamo recuperare la voglia ed il gusto della sfida. Senza abbatterci. Il sacrificio che oggi ci viene chiesto è uguale a quello dei nostri nonni o dei nostri padri che hanno fatto diventare un Paese in macerie la seconda potenza industriale d’Europa ed una delle più grandi del mondo. Sta a noi esprimere questa idea di speranza che non è gratuita, non sono parole di rito. Sono azioni.
Noi abbiamo proposto soluzioni. Questa guerra o la vinciamo tutti o la perdiamo tutti. Ma noi italiani abbiamo tutte le carte in regola per vincerla. E dobbiamo farlo. Le scelte di questo presente determineranno il nostro futuro. Anche il futuro non è gratuito. Si costruisce con le scelte del presente. E’ un po’ come accaduto con Giffoni. Einstein diceva che un’idea che non sembri assurda ha piccole possibilità di essere realizzata. Tu, direttore Gubitosi, hai trasformato in realtà un’idea che sembrava assurda e ci sei riuscito perché ci credevi. Se ci crediamo ce la faremo. Se non ci crediamo abbiamo già perso».
– La cultura salverà l’Italia
Quale il ruolo della cultura in questa fase? Ha chiesto il direttore Claudio Gubitosi. Sarà la cultura a salvare l’Italia, è la risposta del presidente Boccia. E per cultura si intende quella radice che è patrimonio comune italiano: «Ci salviamo grazie alla cultura che non è un fatto personale – spiega Boccia – Ma è quell’elemento che ha reso e rende l’Italia attrattiva agli occhi del mondo. Questa è l’Italia.
Qualsiasi ricco quando lo diventa cerca di intercettare un prodotto italiano e dietro quel prodotto c’è cultura. Quando entrano in gioco armonia, gusto, equilibrio, tecnologia, innovazione, entra in gioco l’Italia. La cultura in sé è quella cultura di base che ci permette di realizzare questi prodotti. La cultura ci salverà perché ci permetterà di differenziarci con una identità forte per aprirci sempre di più.
Ci aiuterà a trasformare la preoccupazione in passione e progetto che diventa competenza e per essere competenti bisogna avere cultura. Sono fortemente convinto che il mondo dell’industria è parte integrante della cultura del Paese. Ed è per questo che dico che la cultura italiana sarà la chiave di volta della nostra ripresa».
– La quarantena un’opportunità per progettare il futuro
Poi c’è il dato umano. Quello di un protagonista della nostra vita sociale che è in quarantena come ogni italiano. Ma come sta vivendo questa fase così delicata il presidente Boccia? «La vivi – ha detto – grazie ad una cultura che è dentro di te, con quella dimensione della tolleranza che ti porta a mediare tra i nervosismi e le tensioni che pure ci cono in questi giorni.
La vivi portando a sintesi quella che è la priorità per il Paese, trasformando un’associazione di categoria, quella che presiedo, in un attore sociale e provando perciò ad essere ponte tra gli interessi delle imprese che rappresento e gli interessi del Paese che devono venire prima di tutto. La vivi in quello spirito del dopoguerra, che avevamo letto nei libri e mai avvertito sulla nostra pelle, sentendo la responsabilità di una proposta che vada in questa direzione.
La vivi con gli occhi del futuro, iniziando ad immaginarlo sin da adesso, nel chiuso delle nostre stanze. La vivi pensando al futuro della tua azienda e del Paese. La vivi continuando a sognare e ad indicare una strada perché in questo momento devi essere ceto responsabile, recuperando spirito e senso di comunità. La vivi da cittadino europeo di nazionalità italiana».
– L’Italia ce la farà perché è nella difficoltà che riscopriamo il nostro essere comunità
L’Italia ce la farà? Assolutamente sì: non ha dubbi Vincenzo Boccia: «In questi giorni – ha concluso – stiamo riscoprendo i valori delle tradizioni familiari, la vicinanza alle nostre famiglie, l’importanza del lavoro per tutti noi, il valore del nostro sistema sanitario, la funzione della cultura che ci aiuta a trasformare quella sensazione di solitudine in visione.
Ce la faremo per una semplice considerazione: niente paura perché siamo italiani e come italiani sappiamo dare il meglio di noi di fronte ai traumi. Riscopriamo proprio in questi momenti la nostra dimensione di comunità. Pur stando chiusi nelle nostre case, guardiamo con i nostri occhi al futuro. Stiamo costruendo le condizioni per ripartire e saremo più forti di prima perché ce la dobbiamo fare e ce la faremo».
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