Ipotesi chiaramente caldeggiata dalla stragrande maggioranza dei club, preoccupati di poter perdere in particolare gli introiti derivanti dai diritti tv (oltre agli incassi del botteghino) ma da seguire con estrema prudenza. Prima di tutto, infatti, bisognerà pensare a salvaguardare la salute di calciatori, tecnici, dirigenti, arbitri e di tutti i soggetti direttamente coinvolti nella vita di un club professionistico.
In attesa di indicazioni da parte del governo (probabile l’estensione del divieto di allenamenti per tutto il mese di aprile) e poi della commissione medico-scientifica della Lega B, nella conference call di ieri i presidenti sono tornati a parlare per trovare una soluzione e concludere il torneo senza arrivare ad agosto.
Un obiettivo (chissà quanto raggiungibile) potrebbe essere quello di riprendere a fine maggio, dopo tre settimane dedicate alla preparazione, per poi chiudere tutto entro fine luglio, giocando ogni tre giorni (di sera e sempre a porte chiuse). Per prolungare la stagione 2019/20 oltre il 30 di giugno ci vorrebbe una deroga per i calciatori in prestito e per quelli a scadenza, mentre il termine dei campionati dilatato a fine luglio obbligherebbe Fifa e Uefa a rivedere anche la finestra del calciomercato (che potrebbe rimanere aperto da agosto a gennaio).
Tra le alternative percorribili ci sarebbe sempre la proposta del presidente del Frosinone, Stirpe, di spalmare il torneo in corso su due stagioni. In pochi sono sulla sua stessa lunghezza d’onda. Per il numero uno del Benevento, Vigorito, ad esempio se ci fossero i presupposti si potrebbero utilizzare anche i mesi estivi per completare l’attuale stagione (come sostenuto dal presidente della Lega B, Balata) e poi, una volta terminati i campionati e ottenuti i verdetti, si potrebbe varare con calma la seguente.