«Sto cercando di fare una vita salutare anche in quarantena a casa svolgendo degli esercizi a corpo libero per la mobilità articolare. Ma ne ho approfittato anche per rispolverare qualche libro che tenevo in cantiere di leggere».
Il numero uno granata racconta anche le sue origini da professionista e perchè ha deciso di voler fare il portiere: «Sono sempre stato attratto da questo ruolo mentre gli altri ragazzini ammiravano i tunnel o le rovesciate. Poi in famiglia avevo papà e zio portieri. Perché indosso la numero 12? In B ho debuttato con questa maglia. Davanti a me avevo due portieri di spessore. Da quel giorno ho deciso che quel numero facesse per me, lo porterò sempre avanti. Il mio idolo? È e sarà sempre Gianluigi Buffon. Un grande portiere italiano. Nel 2006 avrebbe meritato il pallone d’oro».
Poi Micai ha parlato di un suo sogno nel cassetto e delle sue ambizioni professionali: «Mi piacerebbe lasciare un segno importante a Salerno e diventare un uomo simbolo di questa squadra, magari da capitano e in serie A», ha detto il portiere: «Salerno è il mio presente. Se in futuro mi chiedessero qual è il mio ricordo più bello, mi piacerebbe rispondere con la promozione in massima serie».
L’estremo difensore è attratto dalle piazze calde ma a Salerno l’adattamento l’anno scorso non è stato facile complice anche uno spiacevole episodio con un tifoso. Poi grazie alle sue prestazioni è riuscito domenica dopo domenica ad entrare nel cure di tutti, anche dei più scettici:
«Di Salerno mi piace tutto: dalla città alla gente, si vive bene. La maglia granata è una maglia prestigiosa. È una maglia alla quale tutti i calciatori dovrebbero ambire. Il coro che mi piace di più? “State tutti attenti che”. E anche “Urlando contro il cielo”. Sono venuto a giocare anche da avversario e l’Arechi è impressionante, uno stadio pesante soprattutto per i portieri».
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Grande Micai…mitico! Salerno ti tiene nel cuore!