«Caro Presidente -anzi, mi scusi, solo Presidente: il caro non Le è dovuto, perché una persona cara non ci abbandonerebbe così, in una situazione di emergenza e assoluta difficoltà come quella che stiamo vivendo- Le scrivo, così non si distrae neanche un po’», ha scritto nella lettera indirizzata al presidente De Luca Siniscalco che cerca di sintetizzare lo stato d’animo di molti cittadini, imprenditori e ristoratori muniti di partita Iva. Molti di loro, dopo la chiusura disposta dal governo centrale sembrano essere ad un passo dal fallimento e a nulla sembrano valere gli interventi e gli appelli.
«Viene chiesto a tutti indistintamente di fare uno sforzo, di avere buon senso e di essere coscienziosi e responsabili – ed è giusto che sia così- ma questo non significa chiudere gli occhi ed abboccare inebetiti a tutto quello che ci viene propinato: i cosiddetti pseudo-aiuti del governo per la nostra causa altro non sono che un debito che dovremo restituire con gli interessi – ha attaccato il 35enne, titolare dell’osteria Re Baccalà di Battipaglia –
Molti della categoria hanno abbassato le saracinesche prima ancora che ci venisse imposto e non solo per amor proprio ma ancheperché siamo d’accordo sul fatto che la salute viene prima di tutto». Da qui poi la richiesta diretta: «Ci spieghi, però, Signor Presidente: come possiamo e dobbiamo fare per sopravvivere in questo periodo e per tutelare la nostra di salute e quella dei nostri “Cari” ai quali dobbiamo provvedere quotidianamente nonostante tutto? Lei ha ben compreso che per noi, finito il tragico ed angoscioso momento della quarantena forzata, inizierà la nostra più grande flagellazione e devastazione?
Dove prenderemo le risorse economiche per ripartire (quasi letteralmente da zero) se in questi mesi non abbiamo avuto entrate, ma solo ed esclusivamente uscite? Come faremo a ripartire sapendo di essere indebitati fino al collo? Come ben sa – o dovrebbe sapere ed aver compreso – non si è fatto ancora niente per sospendere o abolire i vari pagamenti quali tributi e utenze: sprezzanti del momento devastante, le fatidiche “bollette” continuano ad arrivare inesorabilmente», ha poi aggiunto Siniscalco che chiede di «non essere lasciati in balia dell’acerrimo ed invisibile nemico che si manifesta con la morte, non solo fi sica, ma anche economica.
Stiamo combattendo un avversario più grande di noi che richiede l’aiuto delle Istituzioni: il Suo! Ne potremmo ricevere uno immediato, Presidente, e senza alcun aggravio per la nostra Regione: riaprire l’asporto». Per il restaurant manager salernitano, infatti, permettere ai ristorati di riaprire per effettuare consegne a domicilio potrebbe essere un buon inizio, quanto meno per ricominciare a guadagnare. Di fatti, ad oggi l’asporto non è consentito in Campania con apposita ordinanza del governatore De Luca.
«Noi chiediamo e vogliamo ricevere questa possibilità come avviene in tutte le altre Regioni d’Italia, logicamente rispettando tutti i decreti emanati e le attuali norme di sicurezza igienico-sanitarie, agendo con la massima responsabilità, perché sappiamo che in questo momento “la cura di uno è la cura per tutti”. Non si tratta di organizzare feste di laurea o incontri ludici ma del lavoro di migliaia di persone che, in questo momento, esercitano per poter sopravvivere e tentare di ripartire in piedi quando l’emergenza sanitaria sarà cessata.
Dopotutto i corrieri oggi in Campania consegnano. Anzi, non hanno mai smesso di farlo! Se possono essere consegnati giocattoli, abbigliamento, cosmetici e ogni altro genere che non sia di primissima necessità, perché non potrebbe essere consegnata a domicilio anche una cena ? Potrà sembrarLe niente ma Le assicuro che per la nostra categoria significa tanto: significa speranza».
Infatti, «questa pratica, che ormai riguarda tutte le attività e tutti i settori e regola gran parte del mercato Nazionale, fa in modo da non farci sprofondare nel dimenticatoio e di trarre un minimo incasso che ci permetterebbe quanto meno di coprire le spese più urgenti evitando il collasso. Le garantisco che di questo passo saremo destinati a collassare tutti. Sicuramente presto usciremo da questa crisi sanitaria, ma con altrettanta sicurezza ci troveremo in una crisi economica che non farà meno vittime della prima.
Evitiamo un’ulteriore strage: ci tenda la mano (in questo caso virtuale) ed eviteremo conseguenze catastrofiche. Se per riaprire, ci tengo a farglielo presente, devo contrarre ulteriori debiti, preferisco cedere la mia attività a chi ha liquidità infinita (e nella nostra Regione sappiamo chi ne ha) o chiudere definitivamente ed aspettare la “buona stella” (o magari il reddito di cittadinanza)». E poi l’appello diretto: «riapra l’asporto per le attività ristorative anche in Campania, dopotutto siamo italiani anche noi».