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Al mare al tempo del covid-19 tra recinti trasparenti e mascherine?

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Al mare dentro divisori in plexiglas per separare ogni nucleo familiare dall’altro ed evitare il contagio da covid-19? Oppure con mascherine e guanti come suggerisce un noto clinico? Sarà un’estate decisamente diversa, se mai ci sarà un’estate delle vacanze, quella che si prospetta per il 2020. Lo scrive IlFaroonline.it pubblicando anche una foto di come potrebbe cambiare la vita sotto ed attorno all’ombrellone

La fase 2 dell’epidemia inizia da  martedì 14 aprile, con una primissima, timida riapertura delle attività produttive e commerciali. Poca cosa rispetto a ciò che la società si aspetta per cercare di riconquistare una parvenza di normalità e poter riprendere le attività lavorative. Tra le attese anche quelle della filiera turistica, in particolare quella balneare che caratterizza tutta la costa laziale e non solo.

Si potrà andare al mare in sicurezza? E’ l’interrogativo che si pongono i bagnanti e, di riflesso, gli operatori economici. Tra questi c’è chi pensa di risolvere il quesito attrezzandosi con una inedita novità: box di plexiglas da sistemare tra gli ombrelloni per isolare i diversi clienti.

A proporli è una società del modenese, la “Nuova Neon 2” di Serramazzoni. Specializzata in coperture, stand e serramenti, l’azienda ha iniziato a distribuire tra i concessionari di stabilimenti balneari le soluzioni al problema. Si tratta di box trasparenti realizzati con pareti di plexiglas e profili in alluminio. I box sono quadrati, di 4,5 metri per lato con un “accesso” da un metro e mezzo di ampiezza.

Al momento non si conosce il prezzo dell’istallazione ma, soprattutto sulla riviera romagnola, la proposta sembra avere successo.

Sarà davvero un’estate da distanziamento anche in spiaggia? Secondo gli esperti la riposta è sì. Attualmente l’unica misura che dà risultati nella riduzione dei rischi da contagio è quella del distanziamento sociale. E sulla possibilità di andare in spiaggia durante la prossima estate, ci si divide non solo sulla opportunità o meno ma addirittura sulla “qualità” delle spiagge.

LE IPOTESI ED UN IPOTETICO PROTOCOLLO DI SICUREZZA

Un esperto di sicurezza negli ambienti di lavoro ha elaborato un protocollo che prende spunto da quanto emanato nell’ultimo periodo sul tema, ed in particolare partendo dal D. Lgs 81/2008 e s.m.i. (testo base), con quanto successivamente introdotto dai DPCM 9 Marzo 2020 e s.m.i. e DPCM 22 Marzo 2020 e s.m.i.”

Nel protocollo, anticipato in un’intervista a IVG.it, sono previste le seguenti misure.

Ingresso: esporre all’ingresso e in più punti frequentati dai lavoratori e utenti, locandine che illustrano i comportamenti da seguire per prevenire e contenere il rischio; creare una zona dove gli ospiti potranno misurarsi la temperatura prima di entrare nello stabilimento; richiedere autodichiarazione di non essere sottoposto alla misura della quarantena e di non essere positivo al virus Covid-19.

Allestimento della struttura: evitare attività collettive o in situazioni di affollamento (giochi, sport, etc.) in alternativa organizzare gli spazi in maniera tale che si possano rispettare delle distanze tali da garantire la sicurezza; attuare comunque misure di distanziamento sociale e privilegiare in tutti i casi possibili, nello svolgimento di allestimento dello stabilimento, disposizione di lettini e ombrelloni, distanziati per nucleo familiare e comunque garantendo il mantenimento di una distanza tra ombrellone di almeno 1 metro.

Bagni e docce: assicurare nei bagni quantità sufficienti, sempre disponibili, di sapone liquido e salviette per asciugarsi ed esporre, in corrispondenza dei dispenser, le indicazioni ministeriali sul lavaggio delle mani; pulire almeno quotidianamente le superfici con disinfettanti a base di cloro e alcool.

Confezionamento cibo: mettere a disposizione dei lavoratori soluzioni idroalcoliche per la disinfezione delle mani; incrementare la frequenza della pulizia delle superfici e degli oggetti condivisi: i coronavirus possono essere eliminati dopo 1 minuto se si disinfettano le superfici con etanolo 62-71% o perossido di idrogeno (acqua ossigenata) allo 0,5% o ipoclorito di sodio allo 0,1 %; regolamentare gli spazi destinati alla ristorazione (es. ristorante, bar , chioschi) in modo da evitare molti accessi contemporanei; a tale proposito si ricorda che lo svolgimento delle attività di ristorazione e bar ai sensi dell’art.2 comma 1 lettera e) DPCM 8 marzo 2020 prevede l’obbligo a carico del gestore di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro; per l’attività di confezionamento di cibi e bevande si prescrive per i lavoratori l’utilizzo dei seguenti DPI; mascherine (filtranti facciali); guanti in lattice.

 

 

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