«Perché Amazon e gli altri corrieri si?», si interroga Dante Santoro, consigliere comunale e provinciale. «Lo si faccia anche per l’asporto di pizze, dolci e cibo. Il delivery con pagamento anticipato evita contatti, si dia quest’opportunità anche per il food». Confcommercio alza il tiro, con una petizione online che conta già 300 ristoratori e tra questi anche pizzaioli e ristoratori anche dalla provincia di Salerno. Lo scrive Le Cronache oggi in edicola
Tra queste: il Giardino degli Dei di Salerno; Pizzeria i due Gioielli – Salerno; Pizzeria al Campetto – Salerno; Locanda Tancredi – Salerno; Lu.Ce Sas – Salerno; Osteria Mediterranea Sesta Stazione – Vietri sul Mare; Ristorante Vasilico – Salerno; Ristorante Putea – Cava de’ Tirreni; Fratelli Pidone – Cava de’ Tirreni; At Home Esclusive Club – Cava de’ Tirreni; Pizzeria Masaniello – Scafati; Pizzeria Mon Amour – Pontecagnano Faiano; Super pizza – Pontecagnano Faiano; Ristorante Famiglia Principe 1968 – Nocera Superiore; Pizzeria Bella Napoli – Nocera Superiore; I Sognatori Village – Nocera Superiore; Pasticceria D’Amico – Nocera Superiore; Pasticceria Siano – Nocera Superiore; Forneria Demetra – Nocera Superiore; Pizzeria Acqua e Farina – Nocera Superiore; Old café – Nocera Superiore; Drunk Sheep Pub– Roccapiemonte; Franco’s Pizza – Battipaglia; Caffetteria Torretta – San Marco Di Castellabate; Ristorante Kappa – San Marco di Castellabate; Hamburgerie srl – Baronissi; Pizzeria I Love Pizza – Baronissi e Strapizzami – Sala Consilina.
«Io voglio riaprire perché sento la responsabilità ed il peso delle famiglie dei miei collaboratori che aspettano un sostegno nonostante abbia uno staff giovane – afferma invece Andrea Pidone, titolare, insieme al fratello Francesco, della pizzeria Fratelli Pidone, sita al centro di Cava de’Tirreni – Voglio onorare i miei impegni con fornitori e contratti senza chiedere aiuti a nessuno».
«Posso svolgere il mio servizio in sicurezza adottando tutte le precauzioni necessarie – continua – Voglio poter scegliere la consegna a domicilio, come nel resto d’Italia». E’ dunque la richiesta di poter attivare la modalità dell’asporto a rappresentare la chiave per una possibile, seppur timida ripartenza del settore. «Penso che non ci sia tanta differenza tra il portare una spesa a domicilio o una pizza. Perché noi pizzerie non possiamo farlo? – continua – C’è disparità tra i ristoratori campani e quelli del resto d’Italia. E non mi sembra giusto. Voglio tornare a lavorare come ho sempre lavorato in vita mia».
Appello al governatore De Luca anche dal ristoratore vietrese Matteo Cardamone, titolare della “Sesta Stazione”: «In questi 36 giorni di “quarantena”, abbiamo avuto modo di capire quanto grave possa essere la epidemia con la quale quotidianamente ci confrontiamo, le ansie e le paure che dobbiamo affrontare quotidianamente e le morti causate da tale evento. Non è da escludere però l’altro lato dell’epidemia, cioè quello economico che piccole imprese di ristorazione, quali le nostre che vivono con liquidità quotidiane, stanno affrontando», spiega Matteo Cardamone.
«Premesso che se guiamo già specifiche normative Haccp da anni e che, negli ultimi anni si sono enormemente evolute ed accelerate in virtù di specifiche delibere normative tecniche e sanitarie, ritengo che, considerato il nostro lavoro di sanificazione quotidiana sia prima il servizio che dopo, le costanti visite mediche al nostro personale, le norme igienico sanitarie già apportate negli ambienti nei quali lavoriamo con sistemi di aspirazione e impianti elettronici igienizzanti, nonché i tamponi effettuati periodicamente dal nostro consulente in materia Haccp, rivolgo – prosegue – il mio appello al governatore De Luca affinché possa prendere in considerazione separata la attività del nostro settore.
La nostra categoria ritengo sia a se stante e non paragonabile ad altri settori per motivi economici diversi e non paragonabili. Noi piccoli ristoratori viviamo di quotidianità anche se abbiamo una tassazione uguale alle grosse imprese pertanto, poiché c’è una oggettiva disparità che certo noi non risolveremo in questa sede, ci sia accordata la possibilità di riapertura immediata con la possibilità delle consegne domiciliari di cibo, preparato, abbattuto, confezionato e consegnato con i necessari Dpi nonché la sanificazione preventiva dei contenitori per l’asporto».
CONSIGLIERI COMUNALI CELANO E RUSSOMANDO SOSTENGONO PETIZIONE LANCIATA DALLA CONFCOMMERCIO.
A tal proposito – scrivono in una nota i consiglieri comunali Roberto Celano e
Ciro Russomando – appare paradossale ed ingiustificata la decisione assunta dalla sola regione Campania di vietare la consegna del cibo cotto a domicilio. Tale possibilità è riconosciuta, con l’avallo dell’OMS e dell’ISS, nel rispetto dei richiesti e necessari protocolli di sicurezza, in ogni zona del Paese ma anche nelle altre nazioni, essendo tra le pochissime attività consentite perfino in Cina.
Dare la possibilità a ristoratori, pizzaioli ed artigiani che producono cibo cotto di riprendere l’attività, consentendogli di consegnare a casa dei clienti, non solo significa aiutarli a “resistere” ma avrebbe anche una motivazione di natura sociale. Nella sola città di Salerno sono censiti circa 10.000 anziani soli (di cui qualche migliaia uomini, che necessariamente si recano per il vitto da familiari o viceversa).
Avere la possibilità di ricevere una pizza a casa creerebbe per loro le condizioni di rispettare con maggiore possibilità l’isolamento giustamente richiesto dalle Istituzioni. Del resto il provvedimento di divieto (solo in Campania) appare difficilmente comprensibile e giustificabile. E’ possibile, infatti, la consegna a domicilio per gli esercizi di generi alimentari che portano la spesa a casa del cliente, per chi consegna la posta ed i pacchi, per chi consegna i latticini, per chi porta ciò che acquistiamo sul web da Amazon.
Non è, invero, possibile, per chi vorrebbe, consegnare di una pizza nel rispetto delle indicazioni previste (anche per le altre consegne a domicilio), riprendendo, seppur parzialmente l’esercizio di un’attività artigianale particolarmente diffusa nel tessuto economico campano che crea, tra l’altro, enormi opportunità occupazionali per tanti lavoratori. È evidente che molti esercizi, se si prolungherà ulteriormente la chiusura forzata, avranno difficoltà poi a riaprire. Dobbiamo evitare, dunque, che il dopo virus possa essere, se possibile, perfino peggiore del momento attuale.