«In questi giorni ci stiamo allenando a gruppi e collegati tra di noi via Skype, alterniamo lavori di carico a lavori atletici. Si fa quel che si può, bisogna arrangiarsi», ha spiegato il capitano del cavalluccio marino che si è soffermato anche sull’emergenza Coronavirus. «È un momento drammatico, personalmente ho avuto la fortuna che non mi è successo niente in famiglia ma capisco il dramma vissuto da chi perde i propri cari e non ha neanche la possibilità di salutarli. Il calcio manca ma ci sono esigenze più importanti».
Di Tacchio, che sta vivendo da solo a Salerno la quarantena, non vede l’ora di tornare in campo per continuare il percorso ch’era stato intrapreso. «La nostra stagione era in linea con gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Abbiamo margini di miglioramento, ci è mancata la continuità di risultati. Sappiamo di essere un’ottima squadra, abbiamo le carte in regola per giocarci qualcosa d’importante. Eravamo partiti con l’obiettivo di fare un campionato di vertice, i presupposti ci sono. Vediamo come si evolve questa situazione».
L’ex Avellino ha ammesso che indossare la fascia di capitano rappresenta «un atto di stima da parte di società e compagni, sono orgoglioso fi avere questa chance in una piazza come Salerno».
Una città che rappresenta il presente ma che potrebbe essere anche il futuro di Di Tacchio. «Qui sto bene, Salerno è una piazza molto calorosa e ha una splendida tifoseria. Ti dà tanto e ti può togliere tanto. Serve il giusto equilibrio».
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