“Abbiamo, con il Presidente Vincenzo Pepe, preparato delle proposte di breve termine, di lungo e delle strategie sulle quali ragionare e sperando di avviare un dibattito nazionale”.
“Per il breve periodo – sottolinea – c’è l’idea del plexiglas in spiaggia. Una stupidaggine fuori luogo. Bisognerà attenersi alle disposizioni del Ministero della Salute per evitare contagi ma senza mettere in campo proposte folli.
Un’idea certamente da sviluppare potrebbe essere, invece, quella di formare (abbiamo il tempo) i beneficiari di reddito di cittadinanza per avviarli al lavoro specializzato per la manutenzione delle spiagge.
Magari ipotizzando contributi maggiorati da parte delle Regioni per il servizio di controllo nelle spiagge libere, in modo da garantire la sicurezza inerente al Covid-19 e la sicurezza per i bagnanti oltre a tenerle pulite, così da sgravare gli enti comunali già ridotti all’osso dalle passate manovre”.
Più in generale le sfide di Fareambiente per il rilancio del comparto.
“Vantiamo nel Bel Paese circa 7458 km di costa di diversa forma e rara bellezza. Il Turismo in Italia – dice Ventura – ha diverse zone non solo di richiamo balneare, ogni Regione presenta diverse caratteristiche territoriali ed ambientali, culturali ed artistiche. Ogni Regione ha le sue particolarità.
Bisogna ripensare ad una nuova centralità del turismo italiano che rappresenta un asset economico primario per l’Italia pari non solo al 18% del Pil ma anche a 4,2 milioni di occupati in questo settore senza contare l’indotto, dato per cui siamo leader in Europa”.
“Per quest’anno la parola d’ordine – rilancia Ventura – è diversificare per ripartire. Si può fare in tutta Italia e si deve Fare.
Oltre al consolidamento del turismo tradizionale, grandi città d’arte e Balneari, bisogna rilanciare e proettarsi su altri ‘turismi’. Dalla valorizzazione dei centri medio-piccoli, al turismo di montagna e quello ‘active’ come il cicloturismo tanto in voga oggi e al Trekking urbano e costiero, sviluppando e promuovendo il turismo slow e culturale”.
Spero che un noti stabilimento balneare chiude quell area vip inutile e fa più spazio all altra fascia considerata meno vip.. Che paga un tesserino di 450,00 a persona tipo Montecarlo… con una bella fognatura sul lato sinistro dello stabilimento
ingabbiare nel plexiglass i bagnanti significa far fare loro una sauna… Che idea balorda! Ma chi l’ha avuta? Piuttosto occorre aumentare le distanze tra gli ombrelloni, mattere transenne…
Occorre andare a braccio, evitando ridicoli confinamenti che altro non farebbero che alzare i livelli di tensione, anche fra vicini di ombrellone. Io farei così: ridurrei di 1/5 il numero di ombrelloni per ogni stabilimento. Quindi, ad esempio, se prima uno stabilimento contava 200 ombrelloni, questa estate dovranno essercene 40. Meglio 40 che 0, questo purtroppo credo sia il ragionamento che dovranno fare i titolari degli stabilimenti. Naturalmente questo significherà che ci sarà la folle corsa all’accaparramento dell’ombrellone. Si potrebbe pensare a un’inverosimile disciplina dei posti ombrellone per ogni famiglia, consentendo a tutti, nessuno escluso, di fare un bagno al mare. Significa che occorre un mastodontico lavoro congiunto fra gli uffici anagrafe di ogni comune di ogni provincia. Quindi così dovrebbe inverosimilmente venir fuori che la famiglia Brambilla avrà TOT giorni al mese, e una precisa fascia oraria, per recarsi all’ombrellone nr. X del Lido Y. Amici cari, la questione è complessa, perchè la coperta quella è. Qualcuno ha qualche idea papabile?
Ah, dimenticavo: a ogni cambio famiglia occorre sanificare tutte le superfici (lettini, tavolini, sedie, palo dell’ombrellone etc). Ragazzi stiamo messi male ma, attenzione, la colpa non è di nessuno. Rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di assumere un atteggiamento anti-individualista