Fino a ieri sera, il presidente della Figc Gabriele Gravina ha ribadito che fermarsi oggi sarebbe un disastro. «Se il calcio non riparte – ha detto – ci sarebbe un pesante impatto negativo, sul settore ma anche sul Paese, visto che movimentiamo circa cinque miliardi». «Io non ho mai preso in considerazione l’idea di fermarci, non posso prendermi questa responsabilità. che lascio al governo – ha aggiunto Gravina -; non posso essere il becchino del calcio italiano».
Sui rischi sanitari “è stato preparato un protocollo – ha dichiarato ancora il numero uno della Figc – che andrà validato, che garantisce la negatività di un gruppo chiuso, non vedo quindi questo tipo di preoccupazione”. Sullo sfondo c’è la polemica a distanza tra Lega B e Lega Pro, con quest’ultima che vuole fermarsi. Stamani, poi, sono arrivate le dichiarazioni del Ministro della Salute, Roberto Speranza che a Radio Capital, senza indugi, ha detto che con più di 400 morti al giorno il calcio è l’ultimo problema di cui ci si può occupare.
«Lo dico con il massimo rispetto e da grande appassionato di calcio – ha ammesso il ministro – , però viene prima la vita delle persone». «Le priorità del Paese oggi sono altre – ha concluso Speranza-; lavoreremo perché a un certo punto si possa riprendere la normalità, ma la priorità in questo momento deve essere ancora salvare la vita delle persone».