Al fine di esaminare il trend, Bankitalia ha preso le serie storiche delle ricerche su Google con parole chiave offerte di lavoro, indeed e subito lavoro, selezionando le sole ricerche che sono classificate nella categoria istruzione e lavoro.
Il tasso di disoccupazione e la curva dell’indice Google, nel nostro Paese, hanno un andamento assai simile sino a marzo 2020, ovvero quando si segnala una forte riduzione dell’attività di ricerca di lavoro. Non c’è dubbio che il crollo sia importante, tanto più se si considera l’elevata volatilità dell’indicatore: 5 volte la deviazione standard della serie.
La poderosa variazione non è, in alcun modo, attribuibile ad un incremento dell’attività di ricerca complessiva sul motore web connessa al maggior tempo a disposizione, in queste settimane, degli italiani costretti in casa. Per sgombrare il campo dal dubbio, sono state poste a confronto le dinamiche dell’indice di ricerche su Google degli ultimi 90 giorni per parole chiave particolarmente popolari, quali Spotify, YouTube, Facebook, Corriere e Repubblica.
Con lo scopo di confermare il disinteresse verso la ricerca di nuovi posti di lavoro, sono state analizzate finanche le “googlate” per applicazioni relative alla mobilità o siti di notizie sportive che durante queste settimane di lockdown, come peraltro è facile dedurre, hanno destato scarso interesse. I cali riscontrati sono rispettivamente del -50% e del -31%, molto prossimi a quel -39% registrato sulla ricerca di lavoro.
C’è altresì da osservare che la reclusione forzata ha spinto molte aziende a rinunciare al reclutamento di nuovo personale. Si pensi che in Italia, una volta che le norme sono state attuate, le assunzioni hanno registrato una flessione del 40%.
di Tony Ardito