Site icon Salernonotizie.it

Rhapsody in Blue – un’indagine a Roma (di Cosimo Risi)

Stampa
Il Vice Questore Carlo, Carlito, Salazar, e l’Ispettore Antonio, Double Tony, D’Antonio, Commissariato PS di Ponte Milvio, indagano sull’omicidio di una donna nel suo appartamento a Roma Nord.

In Commissariato continua la sfilata dei testi, dopo il marito della vittima e la cuoca è il turno della domestica. Bertha non indossa più il grembiule blu, avvolge le rotondità in una tuta  jeans che la fodera a mo’ di scafandro, il collo sottile regge il viso tondo dai tratti indio. La parlata è di un italiano misto allo spagnolo latino-americano. Salazar, fedele al nomignolo Carlito,  le si rivolge in lingua per metterla a suo agio.

–   Il torneo finisce tardi, non aspetto mai fino all’ultimo. Quando ha bisogno fuori orario, la Signora fa salire Oleg, il sorvegliante. E’ forte, mi guarda le spalle, ripeteva. Posso contarci.

L’Ispettore introduce Oleg Olevsky. Al posto della divisa indossa il maglioncino girocollo e i pantaloni grigi, braccialetti di cuoio ai due polsi, occhiali sospesi sulla fronte. Gli indumenti sono gonfi di muscoli da allenamento costante. Il Vice Questore non si alza per evitare il confronto fra le stature, la sua sfigurerebbe accanto a quel colosso.

Continuiamo a importare fusti dall’Est per la gioia della sicurezza nazionale, per fortuna arrivano anche le loro donne,  le badanti mature nelle case e le giovani lungo la Via Salaria, da rischiare il tamponamento se rallenti a guardarle. Fosse per lui, applicherebbe un’immigrazione à la carte: tutti regolari e meno lavoro per i controlli di polizia.

–  Guardami in faccia, Olèg o come cavolo ti chiami. In che rapporti stavi con la Signora? Frequentava altri uomini da quando era stata lasciata dal marito?

Di nuovo è l’Ispettore a interloquire per condurre l’interrogatorio alla sua maniera. Avvicina la faccia a quella di Oleg per fargli sentire il fiato addosso, non ha gli stessi muscoli, in compenso pratica la lezione dei vicoli: “la guardia adda fa’ a guardia”. Ha una trama in testa che gli viene dal radicato pregiudizio verso gli extra-comunitari in generale, non discrimina fra bianchi, gialli, neri. Morti di fame, mercenari, mezze tacche dalle loro parti che ci portano ogni tipo di  traffici come se non ne avessimo abbastanza dai fetienti DOC.

Il Vice Questore li lascia misurarsi a vicenda. Con Double Tony i testi più coriacei si lasciano andare alle confidenze.  Oleg finirà per ammettere: che in un momento di rabbia ha strattonato la Signora, che quella ha preso il Budda per colpirlo, che lui le ha strappato il Budda di mano e colpita di rimando, che il suo braccio è troppo robusto e la testa della Signora troppo fragile perché il colpo fosse solo di ammonimento.

Succede il patatrac, l’uscita precipitosa dall’appartamento, la porta lasciata semichiusa per la fretta o per non produrre rumori, il costruirsi un faticoso alibi fingendo di arrivare a cose fatte. Fra i due intercorreva una relazione sentimentale o solo di affari? Oleg l’aveva inserita in un giro di appuntamenti hot? La proteggeva durante i festini? Erano questi a procurare i redditi aggiuntivi cui alludeva il Notaio?

Di una cosa Salazar è convinto: il contrasto fra i due sarà scattato per incomprensioni. Oleg a protestare: “Perché vuoi smettere proprio ora che abbiamo ingranato bene?”  Andreina a rivendicare: “Smetto con te e mi metto in proprio, merito di più dalla divisione, il servizio principale è mio”. Complicazioni sentimentali? Salazar ne dubita, crede invece a una disputa d’affari fra soci andata a male.  L’Ispettore gli girerà la bozza del rapporto perché lo renda  inattaccabile prima di mandarlo alla PM, quella può incasinare tutto con la storia delle garanzie per l’indagato.

Salazar volta pagina, il pomeriggio volge verso la sera. Prenota un tavolo per due al ristorante siciliano sulla Flaminia, manda un messaggio a Anna per gustare insieme le sarde a beccafico, il pesce azzurro arriva da Pozzallo, da accompagnare con un vino coerente, il Cerasuolo di Vittoria si sposerebbe bene. L’aperitivo lo consuma da solo, un Franciacorta Satèn dalle bollicine morbide per prepararsi al pasto.

Seduto nell’ufficio, quello dalla finestra sul cortile dove si immagina James Stewart nel film di Alfred Hitchcock ma senza Grace Kelly che lo raggiunge con un bacio, flûte sulla scrivania, banditi gli stuzzichini che spezzano l’appetito, inserisce il disco con il volume al massimo a coprire gli strepiti che stanno per venire dalla stanza degli interrogatori.

L’ambiente si satura di Porgy and Bess. Cheers, Mr. George Gershwin.

Fine

Cosimo Risi

Exit mobile version