I dati preliminari sono stati pubblicati sulla rivista European Review for Medical and Pharmacological Sciences.
Il docente universitario ha spiegato a La Nazione, di cosa si tratta esattamente. La molecola della speranza in questione è l’Inositolo, naturale e priva di effetti collaterali, sperimentata dal professor Vittorio Unfer, che ridurrebbe direttamente i livelli della Interleuchina-6.
L’inositolo potrebbe essere utile a contrastare la sintomatologia respiratoria dovuta al Covid-19, in quanto bloccherebbe il rilascio della IL-6 e inibirebbe la tempesta citochinica che è alla radice della polmonite interstiziale caratteristica del coronavirus.
L’Inositolo, la molecola che regola i livelli di IL-6
Come spiegato da Bizzarri “la IL-6 funziona regolando la risposta infiammatoria: un suo eccesso determina un ingolfamento di molecole e cellule del sistema immunitario a livello dell’interstizio polmonare, impedendo la normale diffusione dell’ossigeno dagli alveoli al sangue”.
In poche parole, un livello troppo alto di IL-6 rischia di far collassare e provocare micro-trombi vascolari. D’altro canto, qualora si bloccasse completamente il suo rilascio, andrebbe però a pallino l’intero sistema immunologico. Quello che si deve riuscire a fare è riportare la IL-6 ai valori normali. Cosa che l’inositolo sembra riesca a fare.
Questa molecola era già stata utilizzata in passato per curare patologie respiratorie molto gravi nei bambini e per bloccare l’ infiammazione polmonare cronica nei fumatori. Nel caso della lotta al coronavirus è stata sperimentata su malati che presentavano sintomi importanti e difficoltà respiratorie. Questi pazienti sono stati curati nelle loro abitazioni, senza il bisogno di essere ospedalizzati.
Pazienti curati a casa
Si è notato che,“dopo venti-trenta giorni di somministrazione dell’Inositolo, nessuno di loro ha avuto bisogno del ricovero ospedaliero. La sperimentazione proseguirà ora con pazienti che necessitano di supporto intensivistico”. Solitamente invece, almeno uno o due richiede di essere trasferito in terapia intensiva. Per quanto riguarda la sperimentazione, il piano è stato sottoposto per approvazione allo Spallanzani e all’Aifa.
L’Inositolo comunque non è stato somministrato mai da solo ma sempre unito a clorochina o altri anti-infiammatori e anti-coagulanti. L’antibiotico invece è stato usato solo nei casi in cui la febbre raggiungeva i 38° e vi era il rischio di una grave infezione. Oltre al cortisone, necessario per attenuare le alterazioni della risposta immunologica in corso di coronavirus.
Fonte: IlGiornale.it