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Il Consiglio europeo del 23 aprile 2020 – cosa accade ora (di Cosimo Risi)

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Alla vigilia, il Consiglio europeo del 23 aprile si presentava come l’ennesima partita fra chi ha da chiedere e ottenere in virtù del proprio stato di bisogno e chi lesina l’aiuto da una posizione di relativo vantaggio. Tutti gli stati membri soffrono della pandemia, sia pure con numeri diversi fra loro. Tutti gli stati membri risentono della crisi economica e sociale ma possono mettere in campo misure modulate sulla diversa forza finanziaria. La pandemia accentua le diseguaglianze fra stati membri e fra cittadini in seno agli stati. Non è affatto democratica.

La delegazione italiana dava l’impressione del parente povero alla tavola dei ricchi, almeno questa era la narrazione corrente da parte di chi lamentava che l’Europa ci aveva lasciati soli.  Da una parte non riusciamo a fare da soli, dall’altra declamiamo che faremo da soli. Metterci d’accordo con noi stessi è esercizio difficile per le persone e  le comunità.

Il ritornello omette il dato storico: l’Unione siamo noi. Fummo noi, con altri cinque stati membri, ad avere fondato le Comunità europee, prima la CECA e poi la CEE, nei lontani Cinquanta del XX secolo. Alcuni partner che oggi pretendono di dare lezione di bon ton finanziario, allora erano fuori dal radar comunitario, ci sono entrati molto più tardi e grazie al consenso dei fondatori.

Con la Germania dividiamo un destino comune, come qui appresso la Cancelliera federale. Uniti nell’Asse e nella sconfitta, trovammo l’orgoglio di resistere alla scomparsa dalla storia, fummo ammessi, in ritardo, nell’ONU e nella NATO, aderimmo alla Dichiarazione Schuman fondante l’idea di Comunità.  A Bonn allora, a Berlino oggi, abitano dei compagni di strada, da loro si può dissentire, il percorso resta comune.

Il Consiglio europeo è stato presentato da Angela Merkel nel discorso al Bundestag che tradizionalmente precede i vertici. Alcuni passaggi sono significativi di uno stato d’animo, di una Weltanschauung, per dirla con un’elegante espressione tedesca. Il primo: “Tutti i nostri sforzi a livello nazionale possono avere successo solo se abbiamo successo insieme in Europa”.

Il secondo: “Nello spirito di solidarietà, dovremmo essere pronti a fornire contributi completamente diversi, ovvero significativamente più elevati, al bilancio europeo per un periodo di tempo limitato”. Il terzo: “Per noi in Germania, l’impegno per un’Europa unita è parte della nostra logica… Siamo una comunità di destino”.

Il Presidente del Consiglio europeo tira le conclusioni del dibattito fra i Ventisette con alcune decisioni e indicazioni di rotta. Le decisioni riguardano il pacchetto varato dall’Eurogruppo per complessivi 540 miliardi. Operativo dall’1 giugno 2020, comprende il MES senza le condizionalità che non siano di scopo sanitario, SURE per la cassa integrazione, il rifinanziamento della Banca Europea Investimenti.  Il documento Una tabella di marcia per la ripresa verso un’Europa più resiliente tara le misure attorno ad alcuni punti comuni.

Sul fondo per la ripresa (Recovery Fund), Charles Michel riserva il quadro preciso  alla Commissione. Il fondo è “necessario e urgente”, va collegato al QFP (Quadro Finanziario Pluriennale), i bilanci europei 2021 – 27. Restano da definire dettagli di non poco conto: i contorni, l’ammontare, l’articolazione fra prestiti e doni, la  destinazione se non quella vaga che andrebbe a favore dei sistemi più colpiti dalla crisi. Ai primi di maggio la Commissione dovrebbe delinearne il contorno giuridico e finanziario e presentare le relative proposte lungo la consueta filiera procedurale.

La procedura è rilevante. Poiché il QFP entrerà in vigore l’1 gennaio 2021, ci sarà da colmare la distanza fra giugno e dicembre 2020. Data l’urgenza, il fondo dovrebbe partire assieme alle altre provvidenze e comunque per l’autunno.

Nei commenti del dopo la Cancelliera ha accennato ad una nuova politica di bilancio. Considerato che il QFP andrà rafforzato per reggere il peso del fondo, bisogna curare insieme il fronte delle spese e delle entrate. Il bilancio europeo è circolare: lascia uscire quello che entra. Mettere mano alle entrate significa intervenire sul tema europeo più delicato: le politiche fiscali. Sarebbe una svolta meritevole di definirsi epocale.

Il 27 aprile, ore 15 – 17, l’Osservatorio sulla sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo presso l’Università di Salerno organizza con alcuni partner la Webinar sui seguiti del Consiglio europeo. La partecipazione è possibile secondo le modalità di cui al sito www.ocsm.it

 di Cosimo Risi

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