Gli ultrà napoletani scrivono ancora: «Ci sono molte attività ferme che ancora non conoscono il loro destino, milioni di disoccupati legati ad un reddito di sussistenza, leggi rigide per la quarantena obbligatoria per chi è sfiorato dal contagio, e voi vorreste l’immunità di Stato per proteggere i vostri profitti, infischiandovene degli stadi vuoti e dei lutti dei vostri tifosi? Rappresentereste solo voi stessi su quel prato verde, i vostri interessi economici e la vostra lurida avidità. Finitela qua se avete un po’ di dignità».
Prima di loro si erano fatti sentire i gruppi di Atalanta e Brescia, rappresentanti delle realtà locali più martoriate dal coronavirus, ma anche di Sampdoria, Genoa Spal e Salernitana. «Per noi il pallone, in queste condizioni, si è sgonfiato. Tenetevi questo baraccone vuoto e, se avete un briciolo di dignità, vergognatevi», era stato il messaggio degli ultras genoani della gradinata Nord. Gli spallini avevano persino chiesto alla loro squadra, in caso di ripresa, di non vestire la storica maglia con le fini righe biancoazzurre: «A noi non interessano le decisioni che verranno prese in merito alla classifica. A noi interessa che la nostra maglia venga onorata sul campo. Rivederla sui rettangoli di gioco fra un mese non farebbe di certo risplendere i suoi colori. Anzi, la vedrebbe ricoperta d’onta». E gli atalantini, in prima linea nella costruzione in tempi da record dell’ospedale della Fiera di Bergamo, avevano chiosato la loro protesta con un significativo: «Ora esultare per un gol di Gomez non ha più senso».