Penso alle lavoratrici e ai lavoratori, tantissimi in ogni comparto, che con abnegazione, con serietà e senso di solidarietà non si sono mai fermati. Nel caos dell’emergenza sanitaria mi vengono in mente per esempio alcune professioni molto diverse fra loro, ma che hanno letteralmente sostenuto le nostre comunità: da una parte il personale sanitario, medici, infermieri, addetti alle pulizie, dall’altra gli operatori della logistica, i rider e i driver che hanno permesso gli approvvigionamenti essenziali e la consegna a casa a chi non poteva uscire.
Tutti lavoratori che hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo fondamentale. E con loro tutti gli addetti della grande distribuzione, le forze dell’ordine, gli addetti al settore dei trasporti, i lavoratori dell’agroalimentare, tutto il lavoro pubblico, che anche in smart working ha continuato ad assicurare i servizi essenziali, gli insegnanti che con le loro lezioni on line stanno tutt’ora facendo i salti mortali per tenere viva l’attenzione dei loro studenti, senza lasciare nessuno indietro. E ancora moltissimi altri lavori che in queste settimane ci hanno consentito di vivere una vita con una parvenza di normalità.
Noi restiamo a casa, e soprattutto continuiamo a farlo fino a che potremo uscire in maniera graduale. Intanto però, tutti noi dobbiamo ringraziare queste lavoratrici e questi lavoratori, donne e uomini ai quali non solo va la nostra eterna riconoscenza per la professionalità e lo spirito di sacrificio dimostrati, ma per i quali dobbiamo imparare a chiedere trattamenti più coerenti al loro ruolo indispensabile. Non parlo solo di riconoscimenti economici adeguati, spesso sono persone pagate poco o addirittura precarie, ma parlo dell’importanza di rendere centrali il lavoro e le persone che lavorano.
Il virus ha finalmente dimostrato con crudele evidenza che il profitto non deve essere il focus principale nelle nostre scelte, ma lo sono invece le persone, gli esseri umani. Lo sviluppo basato sulla finanza e sulla crescente diseguaglianza non è sostenibile né per l’uomo né per la natura. Sui nostri territori, nei nostri comuni in questi giorni siamo cercando di combattere una enorme emergenza sanitaria, economica e sociale, proprio stringendoci intorno alle nostre comunità locali per ridare forza e fiducia alla nostra gente. Molti di loro non stanno lavorando e sono in difficoltà, perché per ora non possono riaprire le loro attività come previsto dalla normativa. Altri forse non riusciranno più ad aprire le loro attività. Ma nessuno sarà lasciato solo. Ogni Comune sta combattendo in prima linea e anche la Provincia di Salerno c’è e c’è anche la grande solidarietà dimostrata in questi giorni da moltissimi cittadini nei nostri territori.
Dall’interno della Cabina di Regia fra Governo e Enti locali, in cui sono stato nominato per la fase 2, come Presidente di Provincia, ho fatto proposte concrete per la ripresa, per esempio, di un comparto per noi fondamentale. Parlo del Turismo, che appena possibile verrà sostenuto e avviato con misure adeguate, perché possano crearsi le giuste ricadute economiche sui nostri territori. La nostra bellissima provincia si riprenderà. E risorgerà con una nuova visione comune, fondata sulla fratellanza e solidarietà. Dobbiamo costruire un mondo diverso in cui il lavoro e le persone, siano il centro della nostra attività politica. Ce lo hanno insegnato in questi mesi proprio quei lavoratori che non si sono mai fermati nonostante tutto. È questa la politica del servizio, questo deve essere il nostro ruolo di politici se vogliamo veramente cambiare qualcosa. La Provincia di Salerno si muove in questa direzione.
Vi raccomando naturalmente di rimanere a casa. Dal 4 maggio, come prevede la fase 2, in maniera graduale potremo iniziare a cambiare qualcosa, ancora qualche sacrificio dunque. Buon 1 maggio a tutti da parte mia e di tutta l’Amministrazione provinciale.
Michele Strianese
Presidente della Provincia di Salerno