Il mondo della giustizia ai tempi del coronavirus, cos’è successo? Come si sono riorganizzati gli uffici giudiziari e quale effetto resterà di questa fase sul sistema giudiziario? «Quello che è successo – ha spiegato il procuratore capo di Salerno – ha cambiato il modo di rapportarci nella quotidianità. La Procura è stata la cartina di tornasole di questi cambiamenti avvenuti, molti dei quali in termini negativi, perché il momento che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo è drammatico. Ci sono stati, però, anche aspetti positivi. La prima cosa che ho fatto è stata quella di allontanare i dipendenti ed i collaboratori dagli uffici quanto più possibile. Ho dovuto razionalizzare l’impiego del personale amministrativo, parliamo di circa cento dipendenti. Abbiamo creato presìdi che assicurassero i servizi essenziali. Questo ha comportato di fatto un blocco dell’attività giudiziaria. La telematica moderna, però, ci ha consentito di fare nel giro di un mese e mezzo più passi in avanti di quanti se ne siano fatti in anni di lavoro. Tanti gli sbarramenti che sono stati superati. Pensate ad esempio che qualche giorno fa ho fatto un interrogatorio in video-conferenza. Tutto quello che sta succedendo anche nella nostra organizzazione di lavoro è stata la conferma che, come italiani, diamo il meglio di noi in condizioni di emergenza».
Con il ritorno alla normalità questi cambiamenti cederanno il passo all’organizzazione tradizionale del lavoro? «Sarebbe positivo che qualcosa di questa fase rimanesse perché la tecnologia oggi offre strumenti che sono utili se non si ci sono, però, estremizzazioni – è l’augurio del dottor Borrelli – Se utilizzassimo quanto di positivo è emerso in questo periodo, potremmo determinare un buon cambiamento del sistema».
A cambiare anche le tipologie di reati che in questa fase sono stati commessi con la gente sempre a casa e le abitudini completamente stravolte dal lockdown: «Sono aumentati i crimini informatici, come era immaginabile – ha illustrato il Procuratore Capo di Salerno – su questo abbiamo un grosso ritardo. Il fenomeno ha assunto proporzioni gigantesche e non esiste una preparazione specifica al contrasto. Abbiamo reparti specializzati come la Polizia Postale o alcuni nuclei della Guardia di Finanza, ma la loro consistenza numerica è molto limitata. Il web offre numerosissime possibilità di diventare vittime di reati. Si pensi alle truffe online ad esempio. A questo si aggiungano i tentativi di adescamento, il fenomeno della pedo-pornografia. C’è una vasta gamma di reati in questo senso cui si è aggiunto l’utilizzo dei social e il fenomeno delle fake news. E’ una realtà pericolosa che non ha rilievo penale ma che ha un suo evidente peso nella misura in cui condiziona gli orientamenti delle persone. In questo senso ci dovremmo attrezzare anche con interventi normativi nuovi. Il fenomeno è complesso perché si corre il rischio di determinare limitazioni di diritti garantiti costituzionalmente come il diritto alla libera manifestazione del pensiero».
Il Covid-19 è sinonimo di dolore per le tante perdite ed ha fatto emergere le responsabilità di un sistema che non ha funzionato in tutte le sue articolazioni, basta pensare al fenomeno delle Residenze per Anziani in alcune aree del Paese: «Non ho avuto nel mio circondario fenomeni relativi alle Rsa – ha continuato Borrelli – come accaduto altrove. Quello che ho visto nelle immagini televisive e sui media in genere è stato straziante. Ne parlo ovviamente senza cogliere i profili penali che non conosco. La vicenda è stata straziante sotto vari profili perché abbiamo avuto una generazione completamente falcidiata. Si è sottovalutato il diritto alla vita di queste persone, dei nostri anziani. E’ chiaro come un pezzo d’Italia ne esca splendidamente per la disciplina e per la capacità di funzionamento di alcune strutture, con una lettura, perciò, che è totalmente distante da quella che spesso e comunemente viene fatta dai media nazionali».
Il pericolo è che la recrudescenza di certi reati possa verificarsi per le difficoltà economiche che in questa fase si registrano in ampie porzioni della società italiana: «Forse – dice il Procuratore – non ci siamo resi conto di quella che sarà la situazione di crisi in cui ci ritroveremo quando il Paese ripartirà. Vi invito a pensare a quella che sarà la prossima stagione turistica, in cui gli arrivi dall’esterno saranno fortemente limitati. Come potranno rimanere in piedi gli imprenditori che hanno investito nel turismo? Ci sarà una crisi drammatica. Da cui se ne uscirà molto lentamente. Ci sarà anche un problema di usura, senza dubbio. Ma soprattutto tutti gli operatori saranno esposti al rischio del saccheggio. Chi ha un albergo e si profila una stagione con zero clienti potrà decidere di vendere la struttura. La criminalità dispone di denaro liquido tale da fare offerte. Questo renderà la criminalità più forte ed incrementerà i settori e le attività su cui andrà ad operare. Bisogna stare molto attenti a tutto questo. Il problema non va sottovalutato».