Più farà caldo, maggiori saranno le difficoltà del virus di diffondersi.
Il virus “soffre” il caldo
“Quando si dice ‘a questo virus non piace il caldo’ non ci riferisce alla temperatura a cui il virus stesso viene disattivato dal calore, ma alle temperature che rendono instabili le goccioline di fomiti (saliva, starnuti, tosse etc) che trasportano il virus nell’ambiente”. La risposta, chiara e precisa, viene fornita dal virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta (Usa), in un post sui social. “Questo meccanismo è noto ai virologi da decenni, e spiega perché tutte le infezioni virali respiratorie sono altamente stagionali con chiarissima predilezione per l’inverno”, aggiunge Silvestri ad AdnKronos.
Insomma, il virus può diventare meno letale perché le goccioline di saliva con le quali si trasmette perdono di efficacia in un ambiente più caldo come quello del trimestre estivo, limitando così il numero di contagi tra le varie persone, specialmente negli spazi aperti che frequenteremo maggiormente rispetto all’inverno.
Numeri più confortanti
Guardando ai numeri dati dalla Protezione Civile, “continua la grande ritirata di Sars-Cov-2 dall’Italia”, commenta Silvestri perché diminuiscono “i ricoveri in terapia intensiva per Covid-19 (ieri calo di altre 116 unità, da 1694 a 1578), ma calano anche i ricoveri ospedalieri (scesi di altre 580 unità, da 18.149 a 17.569) e ieri si è anche abbassato il numero dei decessi per Covid-19 (285 unità). Quindi barra a dritta e avanti tutta verso la fine del tunnel”, conclude Silvestri con una metafora marinaresca.
Tre basi per la riapertura
La tentazione di riaprire tutto e subito è molto forte ma Silvestri invita a mantenere la calma ed elenca i suoi tre punti necessari alla riapertura: “monitoraggio (sia delle infezioni che del livello di immunità, con test sierologici e virologici, ed anche con contact tracing), flessibilità (sia nel riaprire che, se necessario, nel richiudere, anche a livello loco-regionale), e coordinazione (a livello nazionale, tra regioni, ma anche internazionale, integrandosi con le strategie usate in Europa, Usa, Cina etc)”, afferma il virologo, che non manca di sottolineare come “sarà cruciale usare molte mascherine, buon distanziamento sociale e tanta igiene personale”.
Infine, l’augurio di Silvestri è che “torneremo tutti alla normalità, ne sono convinto. Ma dobbiamo gestirla bene questa transizione, non alla carlona, perché il rischio di andare a sbattere contro un altro muro non è per niente piccolo”.
Fonte IlGiornale.it