Le prime operazioni di semina hanno coinvolto quattro aziende agricole nei territori di Calvi (Benevento) e Montoro (Avellino). Il progetto, per il 2020, prevede attività di sperimentazione e collaudo sugli aspetti di innovazione varietale e di processo tecnologico relativi alla coltivazione dell’arachide in Campania, per lo sviluppo di una filiera di produzione autoctona, dal seme al prodotto finito.
Ma vuole essere anche una valida alternativa a colture meno redditizie. Il seme è stato fornito dalla SIS di Bologna, primaria azienda sementiera italiana. Oggi le industrie di trasformazione importano oltre il 95% di arachidi, provenienti soprattutto dall’Egitto e dagli USA.
La Campania è stata leader in Italia di questo prodotto fino agli anni ’60, con impiego del seme soprattutto per l’estrazione dell’olio. La prima raccolta è prevista a settembre. L’azienda Caputo immetterà il prodotto, sia in guscio che tostato, non fritto e senza sale, sul mercato della grande distribuzione con un packaging ad alta sostenibilità. I semi di arachide hanno un alto contenuto di proteine.
Sono inoltre una buona fonte di niacina e quindi contribuiscono alla buona salute del cervello e alla circolazione sanguigna. Ma contengono anche alte concentrazioni di polifenoli. Gli sportivi scelgono il burro di arachidi per le proprietà di acidi grassi insaturi, proteine vegetali, potassio, magnesio, vitamina E e arginina.
Il Dipartimento di Agraria di Portici e lo staff tecnico di Coldiretti cureranno il coordinamento scientifico del progetto e le attività di divulgazione dei risultati, mentre la startup innovativa Farzati Tech svilupperà, attraverso la propria tecnologia BluDev, la tracciabilità, dal seme al prodotto finito, per certificarne l’origine.