L’uomo di 26 anni stava surfando, nonostante i divieti in vigore per l’emergenza coronavirus, infrangendo le restrizioni che impongono di rimanere a casa. Il nome della vittima non è stato reso noto. La spiaggia e l’area marina interessata dall’attacco sono state chiuse per cinque giorni. La polizia ha affisso dei cartelli avvertendo i bagnanti dell’attacco e per invitarli a prestare maggiore attenzione mentre si trovano nella zona e a denunciare eventuali avvistamenti di squali alle autorità.
Il cartello indicava che l’attacco è avvenuto a 100 metri dalla costa. Si ritiene che la vittima sia stata morsa da uno squalo bianco. Gli Stati Uniti sono il “ground zero” per gli attacchi di squali. A rivelarlo, al ‘The Sydney Morning Herald’, è George Burgess, professore di ittiologia e biologia marina presso l’Università della Florida a Gainesville. Lo studioso ha spiegato che gli Stati Uniti sono il luogo in cui si verificano il 50 per cento degli attacchi di squali nel mondo.
Utilizzando i dati dell’International Burg’s Attack Shark File (ISAF), il database degli attacchi di squalo, ha rivelato che gli Stati Uniti hanno avuto 32 attacchi nel 2018, che rappresentavano la metà degli attacchi non provocati in tutto il mondo. “Il motivo principale per cui ci sono più attacchi negli Usa, ha detto, è che abbiamo una linea costiera molto grande, due coste e alcune isole. E ovviamente molte persone”.
A seguire l’Australia, che ha il secondo maggior numero di attacchi di squali. Nel 2018, quelli nelle acque dell’Australia sono stati 20, uno dei quali è stato fatale. Il Sudafrica, Paese che ha una presenza di numerose specie di squali, ha avuto solo due attacchi nel 2018 e zero morti. Le prime due specie più pericolose per l’uomo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” sono i grandi squali bianchi e lo squalo tigre, seguiti dallo squalo toro.