Il governatore, detto appunto lo «Sceriffo» per il suo piglio decisionista, ha sempre visto i grillini come fumo negli occhi. Durissimi gli scontri, tanto che il Movimento non ha esitato un attimo a contrapporgli il ministro dell’Ambiente Sergio Costa per la corsa a Palazzo Santa Lucia, oltre alla (vacillante) candidatura di Stefano Caldoro per il centrodestra.
Tutti i fattori, insomma, sembravano essersi messi contro l’uscente, un profilo il cui consenso sembrava ancora «analogico», di vecchio stampo, fatto di piazza e strette di mano. Ma De Luca, 71 anni, dietro le quinte aveva avviato una «macchina» comunicativa per «digitalizzare», attualizzare, il suo consenso attraverso social e dirette tv (centellinate) per creare attesa.
Nel frattempo il quadro politico è stato rivoluzionato di nuovo, ma dalla pandemia. È in questo frangente che De Luca ha fatto un ulteriore cambio di passo con la sua «macchina», spinta ai massimi regimi. «Stiamo raggiungendo numeri da politica Usa», dice al giornalista Claudio Bozza del Corriere.it un membro del suo staff analizzando i dati delle dirette social. E il 19 aprile scorso — mentre il governatore campano ingaggia una delle sue battaglie per «difendere» la Campania da chi (possibile contagiato) viene dal Nord:
«Chiudo tutto» —, sul contatore di Facebook appare un numero sorprendente: «113 mila» utenti in diretta. Mentre, sempre un membro del suo staff, fa una foto alla diretta social di Donald Trump dalla Casa Bianca: «69.553». Quest’ultimo non è certo un valore assoluto, ma dà la cifra di quanto il governatore sia riuscito a cavalcare per il verso giusto, specie dal punto di vista del consenso, questa delicata fase.
In tanti, a fronte di questi numeri, hanno giustificato questo successo ad una «Bestia» social alla Salvini, ma di stampo deluchiano. Il Corriere ha consultato più fonti. Ma il risultato è stato che dietro a De Luca non sembra esserci alcun super consulente con maxi team digitale (alla Luca Morisi per la Lega, per intendersi). A Palazzo Santa Lucia c’è una squadra di 4-5 persone che si occupa anche di questa parte: «Dietro De Luca c’è De Luca, ve lo assicuro — raccontano al Corriere dalla sede della Regione Campania —. Noi abbiamo solo preparato la “macchina” e poi è il governatore a guidarla».
Un governatore che non parla praticamente mai al telefono con giornalisti e di affari politici con i suoi interlocutori. Ma che, pur essendo rigorosamente vecchio stampo, ha capito che per vincere doveva per forza cambiare marcia: «Fino a poco tempo fa aveva ancora un vecchissimo cellulare – raccontano ancora al Corriere –, ma ora che si è comprato uno smartphone e ha imparato anche a smanettare su Facebook».
Ma quali sono i segreti di questo boom?
«De Luca salta la mediazione degli interlocutori e parla direttamente alla gente veicolando il messaggio che vuole lui — ci spiega ancora la nostra fonte in Regione —. In più parla poco e in appuntamenti prefissati: crea attesa, insomma. E questa è la chiave del suo successo a Lira Tv, la televisione locale attraverso cui parla il venerdì alle 14.30, ormai un appuntamento fisso per tanti».
Ma soprattutto, fiutando il contesto del giorno, individua i temi su cui calcare la mano, con il suo linguaggio da «Sceriffo pop»: il «lanciafiamme» da usare contro le feste dei laurea durante la pandemia, gli «occhiali color pannolino» di Matteo Salvini.
Tutti siparietti che lo hanno fatto finireanche in un videoservizio della tv giapponese: «In questo modo crea attesa, attenzione e interazione da parte dei cittadini — conclude la nostra fonte —, che in linguaggio di analisti social significa: creare engagement, chiave di tutto su Facebook».
Così, da candidato a rischio sfratto (persino dal suo partito, il Pd), adesso i sondaggi danno De Luca come uomo assai difficile da battere. Tanto che, nei giorni scorsi, Nicola Molteni (coordinatore della Lega in Campania) ha ammesso: «Dobbiamo trovare un nuovo candidato al posto di Stefano Caldoro», evidenziando che altrimenti il centrodestra rischierebbe una disfatta.