Il settore del wedding, completamente fermo da inizio pandemia, e con prospettive non rosee vista la pratica impossibilità di celebrare matrimoni, prova comunque a ripartire in Campania, e lo fa attraverso quattro punti di un piano stilato dall’associazione “Yes Aiem” (Associazione Imprenditori Eventi Matrimoni) dopo la riunione tenuta lo scorso 7 maggio alla task force della Regione Campania.
Il settore produce in Campania un fatturato medio di circa 6 miliardi di euro grazie ad oltre 20mila matrimoni all’anno; un settore in cui proprio la Campania è leader indiscussa in Italia. Il presidente dell’associazione di categoria, Sara Trocciola, spiega che “l’intento di tutti i principali attori di questo comparto strategico per la Campania è quello di iniziare a porre le basi per immaginare delle aperture nei prossimi mesi che possano permettere almeno di recuperare la stagione autunnale ed invernale, oltre a dare delle certezze a migliaia di future coppie di sposi che si sono visti trasformare un sogno in un incubo a causa dell’emergenza sanitaria”.
Il primo punto individuato è il “no” alla responsabilità civile e penale da parte dei titolari delle attività nei confronti dei clienti e dei dipendenti che restino contagiati. “Un ipotetico e malaugurato contagio – spiega la Trocciola – non può essere considerato pari ad un infortunio sul lavoro”. Altro “no” riguarda la riapertura fino alla fine dell’emergenza sanitaria, che si potrebbe prevedere in una data ipotetica inizio mese di luglio (scadenza dei 180 giorni dall’inizio della pandemia).
“Non ci sarebbero i presupposti – dice la Trocciola – date le restrizioni attuali ancora troppo stringenti, per la realizzazione di un matrimonio. Senza dimenticare che fino a quella data indicativa, non c’è più la domanda”.
C’è poi il “sì” alla possibilità di poter usufruire di sgravi fiscali, con il prolungamento della cassa integrazione per i dipendenti, la richieste di accedere a prestiti ad interessi zero per sostenere le proprie attività e di avere contributi a fondo perduto per la manutenzione delle strutture che, seppur chiuse per eventi, hanno comunque bisogno di costanti lavori fino a quando non saranno nella possibilità di riaprire.
Si richiede inoltre lo sgravio di Tari ed Imu relativamente al periodo imposto della chiusura. “Sì”, infine, a benefici fiscali a favore degli sposi 2021 che decidono di celebrare le nozze nei mesi di gennaio, febbraio, marzo e novembre. “Sarebbero auspicabili anche misure come il credito di imposta o bonus e incentivi”, conclude la Trocciola.
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