Una luce multicolore chiama nell’oscurità e aspetta paziente, nel nascondiglio dell’immaginazione, il ritorno degli spettatori. Gli spazi vuoti, le poltrone al buio, gli schermi bianchi. L’essenza del cinema, come un’entità fatta di luce, si manifesta e pensa a voce alta. Ricorda, fantastica e si emoziona ripensando ai giorni meravigliosi condivisi con gli spettatori durante la proiezione.
Vedendolo, ripensiamo al vociare all’ingresso per il biglietto, la fila, quella porta che dà su quella sala, grande o piccola che sia, magari con le poltrone non proprio confortevoli, ma fa niente. La luce che pian piano si fa sempre più fioca, il rumore che sparisce fino a diventare buio, quel buio che illumina le menti oltre che lo schermo.
Le sale cinematografiche chiuse per tanto tempo, diventano tristi. Le locandine, ingiallite dal sole, nelle vetrine sono quelle del febbraio 2020. Siamo tutti in attesa che questo inquietante fermo-fotogramma si sblocchi, che riparta il movimento, che riprenda la vita dentro le sale.
Il cinema ci manca. La visione dei film, vissuta con lo sconosciuto accanto è un vuoto incolmabile. È insostituibile. In sala, al buio, si crea una fratellanza, un sentire comune, che in nessun altro luogo prende forma. Un magico collante emozionale attraverso il quale tutti ridiamo, soffriamo, piangiamo, ci innamoriamo. “Tornerete molto presto, tutti insieme, io vi aspetto qui. Ho così tante storie da raccontare!”. La voce di Giffoni lo promette perché la sala resta la vera casa dei nostri film, delle nostre storie e dei sogni, in attesa di riaprire le sue porte il prossimo 15 giugno.