Lo scrive Luca Sablone su Il Giornale.it.
La novità è arrivata dopo che nel laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili a Brescia è stata isolata una variante di virus Sars-CoV-2, estremamente meno potente. Il presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv) ha spiegato: “Mentre i ceppi virali che siamo stati abituati a vedere in questi mesi, che abbiamo isolato e sequenziato, sono bombe biologiche capaci di sterminare le cellule bersaglio in 2-3 giorni, questo per iniziare ad attaccarle ha bisogno minimo di 6 giorni”. Ovvero il doppio del tempo.
Ovviamente sarà oggetto di pubblicazione scientifica, ma l’esperto l’ha voluta rendere nota per infondere speranza e per dare un segnale di fiducia: “Queste varianti virali più attenuate dovrebbero diventare il futuro della probabile evoluzione di Covid-19”. A testimonianza di ciò ogni giorno si vedono tamponi naso-faringei positivi “non più in modo forte, bensì debole”. Il virus si vede “in dosi molto, molto ridotte”. Fortunatamente i numeri degli ultimi giorni sono incoraggianti: le vittime stanno calando, così come scende il numero dei nuovi positivi, e nel frattempo le terapie intensive inziano finalmente a svuotarsi. Un quadro che lascia ben sperare ma che comunque deve far tenere la guardia sempre alta.
Il virus si sta ritirando
Mentre ultimamente stanno arrivando tutti tamponi con bassa carica virale, ne è giunto uno con carica molto alta. Il fatto ha lasciato tutti molti sorpresi, considerando soprattutto che il soggetto era asintomatico: “Siamo dunque andati a isolarne il virus, scoprendo che in coltura era estremamente più debole dei precedenti”. Mettendolo a contatto in vitro con cellule buone da aggredire, “non riusciva nemmeno a ucciderle tutte”. Per iniziare ad attaccarle ha necessitato addirittura di almeno 6 giorni, a differenza delle 48-72 ore “sufficienti ai classici ceppi per finire tutte le cellule a disposizione”. Ma l’ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia ha lanciato un avvertimento chiaro: “Non sappiamo se e quanto circoli questa variante, né se sia geneticamente diversa dalle altre. Possiamo però dire che qualcosa sta succedendo”.
Uno studio di Hong Kong, pubblicato sulla rivista Emerging Microbes & Infections, ha confermato “la minore aggressività di questi virus in vitro e in vivo, sugli animali”. È stato inoltre dimostrato che queste varianti presentano “grosse alterazioni genetiche” e l’auspicio è che possa vedere altrettanto chi sta procedendo ai test genetici. Intanto il Coronavirus si sta ritirando grazie al lockdown, al caldo e all’utilizzo della mascherina: “Quello che sta succedendo, come per tutti i virus respiratori, è imputabile a una stagionalità dell’infezione”. Caruso – come riportato da Il Giorno – ha spiegato che questi virus, con l’avvio della stagione tardo primaverile/estiva, tendono a scomparire “per motivi che ancora oggi non conosciamo di preciso, come pure non sappiamo perché partono a novembre-dicembre”.