Sulla possibilità di una seconda ondata, la virologa spiega: “E’ il virus che fa capolino tra le maglie delle difese che noi abbiamo opposto alla circolazione del virus stesso”.
“Quindi, siamo noi che, attraverso i nostri comportamenti, possiamo facilitare il ritorno del virus. Ma io vi garantisco che, se continuiamo a essere attenti e a osservare determinati comportamenti, come il lavaggio delle mani e la distanza di sicurezza, allora potrebbe anche non esserci una seconda ondata“.
E puntualizza: “Il virus non si indebolisce col caldo. Sono due fattori che non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Il virus si indebolisce se il suo motore inizia a girare in maniera diversa. Questo lo vediamo con le sequenze genetiche del virus, perché quando il virus diventa più cattivo o meno cattivo si porta dietro un tatuaggio”.
“Che il virus possa circolare con maggiore difficoltà all’aperto e con temperature più alte è possibile, ma in realtà in queste condizioni il virus può perdere la sua carica infettante. Il virus purtroppo non andrà via. Adesso ha trovato una nuova specie, che siamo noi”.
Capua aggiunge: “Credo che il covid si stia manifestando come una malattia condizionata. Basti guardare alcune grandi città, dove la situazione è molto più complicata che in altre. Penso, ad esempio, alla rete dei trasporti: una delle migliori operazioni di sanità pubblica che si possano fare è sistemare la rete dei treni che gira intorno alla Lombardia, perché sono treni vecchi, sporchi, che molto probabilmente hanno contribuito a diffondere il contagio”.
“Questa catastrofe ha evidenziato alcuni punti deboli che debbano essere risolti per una nuova ripartenza intelligente. Sappiamo anche – chiosa – che questa malattia è molto più grave nelle città più inquinate, quindi c’è una componente dell’inquinamento”.
“Allora, bisogna capire qual è l’inquinamento che ci dà più problemi, scorporare le informazioni, cercare di fare delle proposte e fare degli investimenti che supportino anche la sanità pubblica”.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
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