«Carissimi, finalmente, dopo oltre due mesi, di lockdown, sono state riaperte le chiese e siamo tornati a celebrare l’Eucarestia con le nostre comunità. L’esultanza di questo sospirato ritorno, non deve farci dimenticare che il terribile coronavirus non è stato ancora sconfitto ed è pericoloso abbassare la guardia ed avere atteggiamenti superficiali ed irresponsabili. Le direttive stabilite dal Protocollo firmato il 7 maggio tra la CEI e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, convalidate dalla Conferenza Episcopale Campana e confermate dalle disposizioni diocesane costituiscono un punto di riferimento per tutti. In generale, in questa fase, c’è stato un lodevole impegno organizzativo ed una buona partecipazione dei volontari e dei fedeli, pur con qualche disagio nell’adattarsi alle nuove regole».
Feste patronali sospese
«Con la presente lettera, intendo offrire qualche chiarimento ad alcune richieste che mi sono pervenute circa l’uscita delle statue e l’alzata del “panno”. La regola principale per salvaguardare le persone dal contagio è di evitare l’assembramento (la folla, la calca, la vicinanza meno di un metro).
Le feste patronali con le modalità consuete di affollamento, per quest’anno, sono sospese. La santa messa e altre pratiche religiose (liturgia della parola, liturgia delle ore, adorazione eucaristica, santo rosario…) si possono svolgere, sempre osservando le 2 indicazioni prescritte (mantenere le distanze, uso delle mascherine, igienizzazione delle mani…). Le immagini sacre possono essere, eventualmente, esposte in chiesa o sul sagrato, senza affollamento, senza processione, in forma semplice, strettamente privata. Terminata la celebrazione, l’immagine va riportata in chiesa, sempre in forma privata. Per quanto riguarda l’esposizione del “panno”, è possibile metterlo in vista, in forma privata, prima della celebrazione, senza assembramento di popolo e processione. In questa fase, non essendo prevista la partecipazione del coro, durante le celebrazioni, si consiglia di rivalutare la figura dell’animatore liturgico».
Il Vescovado