Il campione di Roma e Milan aveva deciso di chiudere la carriera con la Salernitana per avvicinarsi alla famiglia, non facendone una questione di categoria ma solo di cuore. Non aveva mai giocato prima in serie C e fu determinante nella promozione del ’90 in serie B dei granata chiudendo così una carriera importante.
26 anni fa quel colpo al cuore per tanti sportivi, un dolore immenso per la sua grande famiglia composta da milioni di persone che avevano sognato grazie alle sue gesta in campo. A Salerno come a Roma, Milano, Cesena e Vicenza. Ovunque Ago, pur essendo un riservato e all’apparenza uno scontroso, ha lasciato il segno facendosi apprezzare anche per le sue doti di correttezza e semplicità che lo rendevano un vero e proprio esempio.
I compagni di squadra lo seguivano perché era sempre il primo ad arrivare agli allenamenti. I tifosi lo amavano perché era un campione senza fronzoli, forte della sua straordinaria normalità. Era un anticipatore dei tempi. In campo leggeva le azioni sempre un attimo prima degli avversari. Parlava già 31 anni fa della necessità di inserire l’insegnamento della storia e della cultura dello sport nelle scuole per formare i ragazzi.
Purtroppo ha anticipato anche la sua partenza da un mondo terreno che gli aveva regalato gloria e fama ma anche tanta amarezza. Quel pallone che aveva sempre trattato con i guanti gli si era girato contro e questo Ago, un campione di serietà, non lo aveva mai digerito. Appesi gli scarpini al chiodo, avrebbe potuto dare ancora tanto al calcio ma è doveroso raccogliere i suoi esempi e portarli avanti.
Glielo dobbiamo un pò tutti per ricambiare ciò che lui ha donato allo sport. “Quella bella erba verde che ha calpestato Ago, da sentiero sta diventando sempre più via maestra da seguire”. Ha ragione la moglie di Di Bartolomei, Marisa, a dire questo. Il calcio, nel nome di Ago, può essere da esempio.