Oggi, dopo 2 mesi di lockdown, con una crisi economica e sociale, la chiusura delle spiagge libere, già limitate, è una scelta assurda, una vera resa, una dichiarazione esplicita dell’incapacità del pubblico di gestire il bene comune. Queste ordinanze sono atti che provocano una gravissima disparità di diritti fra la popolazione accentuando il divario sociale tra chi potrà permettersi di pagare per l’accesso al mare e chi no. Riteniamo, invece, che questa situazione possa diventare una straordinaria occasione proprio per ristabilire la naturale connessione fra le amministrazioni locali e i cittadini nella gestione del bene comune.
È questo il momento perché i Comuni per garantire a tutti il vero diritto alla salute che significa anche fruizione libera della natura e della socialità valorizzino tutti i luoghi “negati” del proprio territorio troppo spesso dimenticati e abbandonati a una fruizione anarchica o aperti solo per pulizie estemporanee. In una nota Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania su ordinanze di chiusure delle spiagge libere nella nostra regione.