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Ass. ‘Io Salerno’ un manifesto per la città: l’area portuale

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(da Mercoledì 27/05)

Il secondo punto del nostro ‘Manifesto’ riguarda l’area portuale, luogo che in molti accende ancora forti emozioni perché legato ai ricordi migliori di una Città che non c’è più.

Ovviamente, non è pensabile un ritorno al passato. Non tutte le trasformazioni urbane sono reversibili, anche quando sono una ingiuria all’Universo. E, certamente, la decisione di fare il Porto sotto l’Olivieri, con la zona industriale dall’altra parte e con la Città in mezzo, costituisce uno dei massimi esempi di intervento contro-natura, oltre che di ottusità progettuale.

Grazie’ a tale scelta, oggi abbiamo il Porto con una Città, non la Città con un Porto, e siamo costretti a vivere in una rotatoria per tir nella quale, tra fumi, rumori e polveri sottili, si è perso il concetto della qualità della vita come diritto primario di ogni essere umano.

Sarebbe anche accettabile, se ci fossero spazi ampi, retroporto, ferrovia, strade, in grado di assicurare la funzionalità di un grande porto ‘gateway’. Ma, non ci sono. E non ci saranno mai. Così, il Porto è destinato ad essere, per sempre, un corpo estraneo conficcato nel fianco della Città e la causa di gravi danni ambientali. Perché, se è vero che assicura posti di lavoro, è anche vero che le merci movimentate interessano altre aree produttive del Paese e che il loro semplice passaggio ci lascia gli effetti sporchi del trasporto e scarica sulla Città il ‘costo sociale’ in termini di salute e vivibilità.

Ebbene, per tutto questo, noi abbiamo perso il mare, l’Olivieri, via Croce e il quartiere più identitario. Abbiamo accoppato molte costruzioni di via Ligea, svilendone il valore immobiliare, e abbiamo costretto i residenti a vivere sotto il ponte Gatto. Abbiamo mortificato la dignità mostrando ai turisti la parte peggiore della Città e, da ultimo, stiamo alterando gli equilibri della natura trapanando la montagna, prosciugando le falde acquifere o deviandone i flussi verso ‘non si sa dove’. Chiediamo, a chi non fosse d’accordo, di fare un confronto costi-benefici. Per tutta la Città, non per i portatori di singoli interessi.

Noi non siamo contro le attività portuali. Pensiamo solo che sia necessario un giusto equilibrio tra esigenze generali e particolari e che, in ogni caso, prevalga sempre la tutela della salute dei cittadini. E’ una regola da applicare in ogni altra circostanza, anche a Fratte, nel rispetto dell’art. 41 della Costituzione.

Sullo scalo commerciale, abbiamo espresso la nostra posizione più volte (cfr. pagina Fb), sempre sollecitando modalità operative più ‘compatibili’, più ‘coinvolgenti’, più ‘partecipative’.

Peraltro, oggi, qualcosa sta cambiando. A fine 2019, il movimento container è diminuito del -8,82%, passando dai 453.187 teu a 413.227. Per le auto, è un tonfo: -29,04%. Siamo a un terzo della potenzialità di oltre 600.000 annue (fonte: Aut. Portuale). Eppure, il 2019 è stato un anno ‘normale’. E’ vero che sono cresciuti gli ‘sfusi’, ma si tratta di un commercio minore e ‘poco nobile’: rottami, rifiuti, cemento, ferro.

Si dice che sia colpa dei fondali. All’opposto, sembra che qualche Compagnia si sia trasferita a Napoli e le auto siano passate a Gioia Tauro per le ben diverse dotazioni infrastrutturali e per la velocità ed economicità dei trasporti (fonte: A.P. e il denaro). Non a caso, lo scalo di Napoli è cresciuto in container del +16,90%, da 583.361 teu a 681.929, e Gioia Tauro è divenuto il primo hub in Italia. E, comunque, se facciamo arrivare navi più grandi, le merci, dopo, dove le mettiamo e come le trasportiamo?

Noi riteniamo sia necessario prendere atto di una deficienza strutturale insormontabile e cambiare strada abbandonando ogni progetto di ampliamento costoso e potenzialmente inutile. Ci riferiamo al tombamento di almeno nove ettari di mare e al mostruoso multipiano per le auto (!), alto 10,60m. e con una superficie in pianta di 25.735mq., proprio sotto l’Olivieri. Uno scempio per il quale c’è chi fa ancora il tifo.

Così, noi pensiamo che lo scalo debba ritornare nella disponibilità della ‘sua’ Città perché, nel rispetto della funzione, possa essere trasformato in un’area di ‘servizi specializzati’ a sostegno di una prevalente destinazione produttiva in chiave turistica.

In sintesi, la banchina di Ponente, la Rossa e quella ovest Trapezio, dovrebbero essere destinate ai traghetti ro-ro passeggeri/merci (nel 2019, +24,41%), mentre il resto del Trapezio dovrebbe accogliere le attività della nautica da diporto, in luogo di altre aree che sarebbe più giusto recuperare all’uso balneare (Capitolo S. Matteo). Infine, i moli 3Gennaio e Manfredi dovrebbero essere capilinea per le crociere e i trasporti verso le Costiere (nel 2019, +34,05 e +12,13). Negli spazi residui troverebbero posto piazzali per il parcheggio delle vetture, aree verdi e attività di servizio per i viaggiatori.

Noi pensiamo ad uno scalo ‘pulito e ordinato’, con alberature e giardini, in grado di offrire ima immagine operosa, moderna, accogliente, allegra, viva, ecologica, collegato ad un quartiere con alberghi, attività di ristorazione, locali di vita collettiva, un parco giochi per i bimbi e luoghi della cultura, tra cui un museo del mare nel mercato del pesce. Poi, a una via Ligea, con terrazze sul mare, trasformata in vero viale di ingresso alla Città e congiunta con un ascensore all’Olivieri, oggi luogo di abbandono e desolazione, per portare i viaggiatori a godere di un panorama ineguagliabile passeggiando tra fiori, profumi e opere dei nostri ceramisti. Un percorso di cultura, civiltà, arte e fantasia offerto da una Città veramente europea.

E’ stato detto che questa tragedia sanitaria procurerà una profonda modifica delle abitudini di vita e una crisi, ancor più profonda, delle attività economiche. Per questo, dobbiamo sentirci tutti impegnati a realizzare un mondo con più ambiente, più igiene, più verde, più qualità, e a proporre immediate soluzioni per chi è in difficoltà, o lo sarà, per la perdita del lavoro. E’ certo che, prima o dopo, tutto passerà. E il turismo tornerà ad essere una enorme opportunità per il nostro territorio.

Non è un caso, quindi, se abbiamo inserito l’area portuale nel nostro ‘Manifesto per Città’.

Il suo recupero ridurrebbe grandemente gli attuali danni ambientali e attiverebbe lavori edili di rigenerazione urbana, consistenti e duraturi, in funzione di traino per l’intera filiera. A seguire, le nuove attività avviate offrirebbero occupazione di gran lunga superiore all’attuale, anche più qualificata e più professionale, presso le aziende della nautica, dell’artigianato, del turismo, dei trasporti e della cultura. Per i fondi, nessun problema. Agevolazioni statali e capitali privati sarebbero sufficienti.

Chi ha visto il Porto che fu, lo ricorda con dolore: un angolo di colore, di gioia e di vita per tutti.

Oggi, è un’area estranea e ostile. La nuova missione da noi proposta, coerente con la vera vocazione della Città, può veramente trasformarlo in una sicura fonte di lavoro per ‘tutta’ la Comunità nonché in un luogo di grande qualità in grado di accrescere, nelle future generazioni, l’orgoglio di essere figli di questa terra.

Spetta a noi preparare il domani dei nostri figli. Decidiamo cosa fare applicando la politica dell’amore.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

 

(segue)

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