Il tecnico, tornato in Sudamerica a seguito della pandemia covid 19, porge i suoi ringraziamenti al presidente Marco Bianchini e al direttore generale Antonio Peluso, i quali hanno lavorato sotto traccia per portare all’ombra del Pala Tulimieri un profilo di alto livello. La ripresa, ancora lontana, parte sotto i migliori auspici.
“Essere corteggiati dall’Alma è motivo di grande orgoglio, significa che il tuo lavoro è apprezzato ed è il riconoscimento di un percorso importante”. Il curriculum di Magalhaes è quello di un professionista eclettico, abituato a stili di futsal anche diversi tra loro. In Italia Magalhaes è conosciuto per aver costruito isole felici del calcio a 5: Giovinazzo, la sua ultima esperienza italiana, era in lotta per il primato prima della pausa.
Il brasiliano ha guidato inoltre Fuorigrotta, con cui ha vinto un torneo di B. Magalhaes è conosciuto inoltre nella Capitale per aver avviato, in questi anni, un progetto improntato sui giovani, togliendo la tuta e vestendo i panni del direttore tecnico: con l’under 17 della Roma è arrivato alla soglia delle finali scudetto di categoria. Italia ma non solo: il tecnico è una vecchia conoscenza del futsal spagnolo.
Al brasiliano sono legate diversi sodalizi del panorama iberico: Guadalajara, Salamanca, Burgos, Montada e Prone Lugo hanno plasmato il Magalhaes moderno, il quale basa il proprio credo senza fossilizzarsi su un singolo modulo ma adattando i calcettisti alle diverse situazioni di gioco.
L’obiettivo della società guidata da Marco Bianchini è quella di valorizzare gli enfant prodige del territorio. Presto per parlare di calcio giocato, ma le idee di Magalhaes sono chiare: “Ho già parlato con la dirigenza: voglio gente motivata e giovane, a prescindere dai nomi. Naturalmente, i risultati faranno seguito alle prestazioni del collettivo. Salerno deve maturare una mentalità ambiziosa dopo le ultime due stagioni”.
Il futuro del calcio a 5 in due parole: “Ridimensionamento e adattamento saranno i binari da percorrere, sui quali far viaggiare il futsal del domani, ognuno deve rivedere la propria dimensione. Gli atleti hanno bisogno di maggiori certezze e bisognerà lavorare molto sulla testa di ogni singolo atleta per plasmare un gruppo vincente”.
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