E sembrava facile all’inizio. Tra lezioni on line, divano e tv, pizza fatta in casa assieme a mamma e papà, le giornate volavano.
Ma invece di proteggerli li abbiamo soffocati i nostri figli: la pandemia si è aperta con il divieto di comprare i pennarelli per i loro disegni, non considerati tra i beni primari, e si è chiusa con centri estivi un po’ si e un po’ no, per lo più inaccessibili.
E ora loro ci presentano il conto, con uno sfogo su tutto quel che non va nella loro vita. Perché non dimentichiamo che, a sei anni, tre mesi di lockdown vogliono dire «sempre», e non sono solo un periodo un po’ strano. Hanno sofferto i nostri bambini e soffrono ancora: disturbi del sonno, attacchi d’ansia, aumento dell’irritabilità, pipì a letto. Ci stanno dicendo che vivere h24 nel nido li fa tornare un po’ più piccoli, che tutti i discorsi sentiti sul virus li hanno terrorizzati, che diventare grandi fa paura.
A raccontare la profondità della sofferenza dei nostri bimbi è un’indagine sull’impatto psicologico della pandemia Covid-19 nelle famiglie in Italia promossa dall’Irccs Giannina Gaslini di Genova e guidata dal neurologo Lino Nobili, che dirige il dipartimento di Neuropsichiatria infantile dell’istituto.
Il questionario è stato raccolto a quindici giorni di distanza dall’inizio del lockdown, tra il 24 marzo e il 3 aprile. Dall’analisi delle risposte è emerso che la situazione di isolamento ha determinato una condizione di stress con ripercussioni non solo sulla salute fisica ma anche su quella emozionale-psichica, sia dei genitori che dei figli.
Durante il lockdown il 65% dei bambini sotto i 6 anni e il 71% di quelli sopra i 6 anni «hanno avuto problemi comportamentali e sintomi di regressione» emerge dai questionari sottoposti a 3.245 famiglie con figli sotto i 18 anni a carico. Per i bambini under 6 anni, precisa l’indagine, i disturbi più frequenti sono stati l’aumento della irritabilità, disturbi del sonno (paura del buio, risvegli notturni, difficoltà di addormentarsi) e ansia (inquietudine, ansia da separazione).
Mentre nei bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni è prevalsa una sensazione di mancanza d’aria o fiato corto e una significativa alterazione del ritmo del sonno (con tendenza ad andare a letto molto più tardi e non riuscire a svegliarsi al mattino), oltre che un’aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore.
«La ricerca è un ulteriore stimolo a recuperare al più presto, pur con le necessarie precauzioni, le opportunità di interazione diretta tra coetanei, strumento essenziale per lo sviluppo emotivo e l’acquisizione di competenze» osserva lo psichiatra Fabrizio Starace, membro della task force di Vittorio Colao per la ripartenza economica e sociale del Paese.
«È importante essere consapevoli di quanto le misure assunte dal governo di chiusura e isolamento, che pure hanno messo in sicurezza la salute delle famiglie italiane, abbiano pesato su bambine, bambini e adolescenti – spiega la sottosegretaria di Stato alla Salute Sandra Zampa – Sono loro quelli che hanno pagato un prezzo particolarmente alto durante il lockdown.
Non poter andare a scuola, non poter vedere le proprie maestre e i propri compagni di classe, non poter correre e giocare in un parco con i propri amici li ha certamente penalizzati. Per questo dobbiamo oggi fare in modo di accompagnarli per mano fuori per far ritorno a una quotidianità che vorremmo fosse la più bella e sicura possibile.
Dobbiamo fare in modo che alla fine di un’esperienza che ricorderanno per tutta la vita, si sentano più forti e sicuri, consapevoli che si può combattere e vincere anche una battaglia difficilissima come quella che abbiamo condiviso contro il coronavirus».
fonte IlGiornale.it