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“Non abbiamo i soldi per curare nostra figlia”. Appello a De Luca

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Da anni attendono un risarcimento danni pari a circa tre milioni di euro per i danni subiti dalla loro bambina a seguito di un ricovero al “Cardarelli”.

Soldi indispensabili per Eugenio Manzo e Matilde Memoli, di Cava de’Tirreni per assicurare alla loro figlia Arianna, le cure necessarie. Lo scrive Le Cronache nella sua edizione on line oggi domenica 21 giugno 2020

Stanchi di aspettare la coppia, ha deciso di rivolgersi al presidente della regione Campania Vincenzo De Luca chiedendo un suo intervento presso la direzione dell’ospedale partenopeo.

Nella lettera la coppia spiega che Arianna è una bambina di quindici anni, tetraplegica, sorda e ipovedente a seguito di errori commessi dai sanitari dipendenti dell’Azienda ospedaliera di rilievo nazionale “Antonio Cardarelli” di Napoli la cui responsabilità è stata riconosciuta dal Tribunale civile di Salerno con sentenza pubblicata lo scorso mese di novembre.

“La riteniamo – si legge nella lettera inviata a Vincenzo De Luca – l’unica persona realmente in grado di poter risolvere le problematiche che riguardano nostra figlia e perché Lei è persona, da sempre, vicino alle esigenze della gente ma anche perché, dopo tanti anni di sofferenza in silenzio e battaglie in Tribunale sostenute grazie alla gratuita assistenza del nostro avvocato, le nostre condizioni economiche – io ormai dal 2005 non lavoro più per prestare assistenza ad Arianna e mia moglie, Matilde, è dipendente, part time, di una casa di cura per anziani, – non ci consentono più di offrire a nostra figlia l’assistenza continuativa oltre che il minimo delle cure di cui abbisogna, anche al solo fine di tentare di lenire le grandi sofferenze cui è quotidianamente sottoposta”.

Il Tribunale di Salerno, ha condannato, dopo nove anni, il Cardarelli a risarcire a nostra figlia una somma di poco inferiore ai tre milioni di euro che la coppia vorrebbe utilizzare per acquistare una casa rispondente alle esigenze di Arianna e per garantirle quelle cure alle quali è stata costretta a rinunciare per anni.

«Dall’epoca, benché tale pronuncia sia, com’è noto, immediatamente esecutiva e nonostante i reiterati solleciti formulati dal nostro difensore, avvocato Mario Cicchetti di Rieti, alla Direzione dell’Azienda sanitaria, quest’ultima ha ritenuto di non ottemperare all’ordine del Giudice, proponendo, altresì, appello la cui prima udienza del giudizio si celebrerà il prossimo 25 giugno. Tra le altre cose, è stata chiesta la sospensione del pagamento di quanto dovuto in favore di nostra figlia a titolo di risarcimento del danno.

Non possiamo non evidenziarLe che, a tutt’oggi, neanche una minima somma a titolo di anticipo è stata da loro versata in favore di nostra figlia per consentirle il minimo delle cure e dell’assistenza di cui necessita ormai da anni e delle quali la Direzione dell’Azienda è perfettamente al corrente.

Le saremmo, pertanto, infinitamente grati se potesse sollecitare alla Direzione dell’Azienda il pagamento di quanto dovuto in favore di nostra figlia. Nell’eventualità che ritenesse di avere bisogno di ulteriori delucidazioni ci rendiamo, sin d’ora, disponibili a raggiungerla nel suo ufficio insieme al nostro Avvocato. Certi di poter contare sul Suo interessamento, porgiamo i nostri più distinti ossequi”. Concludono.

Fonte Le Cronache consultabile on line

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