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Il lago dei sogni (di Vincenzo Capuano)

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Accoccolati sulla spiaggia, mano nella mano, ad ascoltare il mare, a spiare il cielo.

Ere fu la prima a parlare: “Il cielo stellato è bellissimo, ma la luna ha un fascino particolare”. Era gigante nel cielo e si rifletteva, splendente, nel mare nero.

Matteo, dopo un lungo silenzio, rispose: “Affascina anche me, da quando ero bambino, mi fermo spesso ad ammirarla, a cercare di leggere tra i suoi crateri il futuro. Lì, in quello spicchio di cielo tra la luna e la terra nascono i sogni, si plasmano, si espandono, si modificano, e si dissolvono o cadono sulla terra e si realizzano…” poi aggiunse: “che ne dici se ci trasferissimo proprio lì e creassimo la nostra nuova casa nei pressi del Lago dei sogni…. ?”

“Certo rispose Ere e su Venere andremmo in vacanza…” Risero a lungo entrambi.

“Perché no disse Matteo” e dopo una breve pausa, aggiunse “Non so perché, ma quando mi soffermo a guardare lo spazio dopo un po’ mi viene in mente Christa McAuliffe, conosci la sua storia?

“No!” sussurrò Ere.

“Amava immensamente la luna. Tra tutti gli uomini della terra era la più determinata a inseguire quel sogno… salterellare sulla sua superficie. Si laureò giovanissima in Educazione e Storia. Insegnò inglese e storia americana, ma non le bastava; il suo miraggio era esplorare lo spazio. Inseguì con fermezza i suoi obiettivi tanto che, nel 1985, Christa venne scelta dalla NASA come primo civile nella storia ad andare nello spazio. Fu assegnata alla missione Challenger.

Trascorse un periodo di addestramento presso il Johnson Space Center di Houston dove tutti si innamorarono della sua voglia di vivere, del suo sorriso e della sua determinazione. Il 28 Gennaio 1986, il suo sognò si avverò. Salì sullo Shuttle Challenger, destinazione luna.

Settantatré secondi dopo il lancio lo Shuttle Challenger esplose… Erano le 11:38 del 28 gennaio 1986. Christina, che avrebbe dovuto trasmettere di lì a poco la prima lezione di scienze dallo Spazio, lasciò due figli e il marito, ma non abbandonò il suo sogno. Con lei morirono 7 astronauti: Dick Scobee, Michael John Smith, Ronald McNair, Ellison Onizuka, Gregory Jarvis e Judith Resnik.

Ere, con gli occhi umidi, poggiò la testa sulla spalla di Matteo. Rimasero a lungo in silenzio. Poi, continuando ad osservare la luna, osservò: “Preferisco la storia di Katherine Johnson, quella piccola donna nera ambiziosa e risoluta tanto da essere ingaggiata dalla NASA. Negli anni divenne un’indiscussa autorità della matematica, e, contro ogni pregiudizio, quando si trattò di scegliere chi avrebbe calcolato la traiettoria dell’Apollo 11, lo shuttle che avrebbe portato Neil Armstrong e Buzz Aldrin sulla Luna, nel 1969, non ci furono dubbi, fu scelta lei, donna nera tra numerosissimi uomini bianchi.

Matteo si allontanò un attimo dalle osservazioni sulla luna per fare una banale osservazione: la scienza raggiunge obiettivi incredibili, ma spesso non sa rispondere a domande apparentemente banali. Gli ritornò in mente l’articolo letto quella mattina che sottolineava come seguire in modo regolare la terapia antipertensiva aiuta a vivere più a lungo anche gli anziani più fragili. Sembra banale ma lo studio letto quella mattina è stato il primo che abbia dimostrato quest’efficacia.

Infatti, pur essendo noto che i farmaci per la pressione fossero protettivi negli anziani, non si sapeva se fossero veramente utili anche negli anziani più fragili in quanto essi erano sempre stati esclusi dagli studi controllati. Lo studio, pubblicato su Hypertension, con un’analisi su 255.000 persone ha dimostrato che anche negli anziani fragili il trattamento antiipertensivo riduce il rischio di morte, sebbene i benefici sembrano essere minori. Di qui l’importanza di incoraggiare tutti i pazienti a seguire la cura perché solo con l’aderenza alla terapia si ottengono concreti benefici.

Ere e Matteo continuarono ad osservare le stelle, a individuare i pianeti ad ascoltare lo sciabordio del mare finché la pace si fece strada nelle loro anime. Ma durante la quiete emergono le emozioni forti e in Ere non poté non comparire una nota di tristezza.

“Papà – disse infine Ere, stringendosi a Matteo – mi manca immensamente la mamma, sono trascorsi tanti anni, ma mi pare ancora impossibile non poterla rivedere all’improvviso e poterle correre incontro, – poi con un lieve sorriso, aggiunse – non pensi che quando abiteremo sulle rive del Lago dei Sogni le saremo un po’ più vicini?”

Matteo la strinse ancora più a se le diede un bacio sulla fronte e con una voce tremula disse “Si! Ere, lì nel cielo saremo più vicini alla mamma e ai nostri sogni…

di Vincenzo Capuano

 

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