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Pensieri confusi e aspettative del paese (di Giuseppe Fauceglia)

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In questi giorni di postpandemia (direi, piuttosto, di pandemia attenuata), molteplici e contraddittorie sono state le posizioni assunte dal Governo e dai suoi componenti, “alla faccia” di quella tanta conclamata unità di intenti che le attuali forze politiche di maggioranza avevano sbandierato per contrastare le incombenti orde barbariche guidate dal temuto Salvini.

Il Presidente Conte, seguendo l’esempio della Germania, ha lanciato – nella prospettiva di pura propaganda condotta dal suo primo collaboratore, tal Casalino, noto alle cronache per aver partecipato, con qualche successo, ad un noto format televisivo (“Il grande fratello”) – l’idea di una riduzione, non si comprende poi se limitata nel tempo oppure più definitiva, dell’IVA. Invero, la manovra sarebbe stata “pensata” per favorire i consumi, ma non è stato considerato che in Italia, a seguito delle vere e proprie crociate di qualche virologo, è stata prospettata una recrudescenza della pandemia, e il terrore conseguente più che favorire i consumi, induce al risparmio, proprio in ragione delle pesanti incertezze che lo stesso Governo ha gettato sull’immediato futuro. Forse, sarebbe più utile incidere sul cuneo fiscale, riducendo i rilevanti oneri che pesano sul lavoro subordinato.

Questa opzione, però, andrebbe accompagnata con una più profonda revisione del sistema fiscale, che incide pesantemente sul reddito degli autonomi e dei professionisti, i quali tra oneri dovuti alle Casse di Previdenza ed altri esborsi tributari svolgono la loro attività con un “socio” (non troppo occulto) ovvero lo Stato, che erode oltre il 50% del reddito annuale prodotto. Certo, si tratta di due esigenze difficilmente conciliabili, ma un “governo del cambiamento” avrebbe dovuto almeno porsi l’obiettivo di riformare, prescindendo finanche dagli effetti della pandemia, il nostro sistema tributario.

La confusione più totale, poi, si è registrata sulla ripresa delle attività scolastiche. E’ nota la palese insufficienza formativa, e addirittura direi educativa, delle lezioni da remoto, con il rischio evidente di “creare” una generazione sostanzialmente di “incolti” (priva finanche di quella preparazione minima che ancora può assicurare il sistema pubblico); senza parlare, poi, della sostanziale abdicazione di alcuni docenti (invero, non tutti) del loro importantissimo ruolo educativo.

Il Ministro è stato più impegnato a rendere interviste, a volte prive di ogni senso, che a predisporre in tempo le linee generali della ripresa, lasciando le scelte ai dirigenti scolastici, che si sono visti attinti da altre e più gravi responsabilità civili e penali (oltre quelle già impropriamente loro attribuite), stretti tra le esigenze delle famiglie, che vogliono correttamente assicurare ai loro figli le lezioni in presenza,  e le resistenze dei dipendenti (suffragati dal sostegno sindacale) che vorrebbero continuare sine die a godere delle “ferie pandemiche”.

Non parliamo, poi, del sistema giustizia, lasciato nel più evidente caos, con i sindacati del personale che hanno inteso escludere di fatto ogni attività,   profittando delle difficoltà dello smart working giudiziario, e dei dirigenti degli uffici, che non si sono assunti la responsabilità di assicurare, sia pure con le dovute e possibili cautele, la ripresa delle attività giudiziarie.

Il risultato tragicomico è sotto gli occhi di tutti, e l’unico a far finta di niente è il Ministro della Giustizia (ma più non si può pretendere, considerato il “personaggio”): tribunali e cancellerie deserte; avvocati costretti a lunghissime file per poter accedere agli uffici; udienze con trattazione scritta, che a volte hanno comportato la richiesta formazione di “fascicoli telematici”, con ingenti oneri degli avvocati che si sono trasformati in “cancellieri”, scannerizzando fascicoli già depositati con modalità cartacea; ed alcuni giudici che hanno profittato dell’occasione per dar corso ad “udienze apparenti” con il conseguente loro rinvio; cause importanti non trattate e semplicemente rinviate di un anno; l’assurda sommatoria del prossimo periodo di sospensione feriale delle udienze con le già godute ferie pandemiche.

Insomma, siamo nel caos puro e il Governo si trastulla in ipotesi giornaliere che gettano ancora più sconcerto, ma gli imbonitori sono una categoria che piace in modo particolare agli italiani.

Giuseppe Fauceglia

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