Dopo alcune cure e qualche ora in osservazione i clienti sono stati tutti dimessi, le loro condizioni di salute sono buone. Ai soccorsi hanno riferito di avere mangiato «nella pizzeria Sorbillo», ma non è chiaro di quale locale si tratti. È importante spiegare questo passaggio: a Napoli ci sono infatti varie pizzerie Sorbillo. Il nome è lo stesso, ma i proprietari diversi e in alcuni casi assolutamente indipendenti tra loro, pur se legati da vincoli di parentela.
Contattato da Fanpage.it, Gino Sorbillo, che è il pizzaiolo napoletano più famoso con quel cognome (titolare di Gino e Toto ai Tribunali, di Esterina Sorbillo e di Sorbillo al Lungomare), ha riferito di non avere nessuna notizia in merito all’intossicazione e di non avere ricevuto né segnalazioni né lamentele da parte dei clienti per quanto riguarda la pizzeria di via dei Tribunali. «Ci hanno riferito che i ragazzi si sarebbero sentiti male dopo aver mangiato delle fritture – dice – ma noi ai Tribunali non abbiamo questo genere di prodotti sul menu, fatta eccezione per la pizza fritta».
Un episodio ci sarebbe stato, invece, per quella sul Lungomare. «Anche in questo caso nessuno ci ha contattato – spiega Sorbillo a Fanpage.it – ma abbiamo appreso che alcuni commensali sarebbero stati poco bene dopo avere mangiato una torta di compleanno portata da loro stessi, che ci avevano chiesto di custodire e servire al tavolo a fine pasto. Posso immaginare che il motivo sia stato proprio quel dolce, forse non conservato bene. Probabilmente ho sbagliato ad accettare di servirlo, ma escludo che qualcuno possa sentirsi male dopo aver mangiato i nostri prodotti: usiamo soltanto prodotti tradizionali e di qualità. Ieri abbiamo anche ricevuto un controllo dell’Asl, che ha verificato le scadenze dei prodotti, e tutto è risultato in regola».
Parole simili anche da Antonio Sorbillo, anche lui titolare di una pizzeria con questo nome in via Tribunali, non legata alla prima. «Il nostro locale è molto piccolo – chiarisce Antonio a Fanpage.it – e non avremmo potuto accogliere grosse comitive. Al massimo abbiamo tavoli da quattro persone e la nostra fascia di età è più alta, difficilmente abbiamo gruppetti di ragazzi. Nessun cliente ci ha contattato per segnalarci di essere stato male e a noi non risulta nessun episodio di questo tipo».
Sulla faccenda resta quindi ancora da fare chiarezza, ma non è escluso che, anche una volta accertato che i ragazzi siano stati “da Sorbillo” e una volta capito in quale pizzeria, l’intossicazione possa essere stata causata da alimenti diversi dalla pizza che potrebbero essere stati acquistati in altre attività vicine. La risposta decisiva potrebbe arrivare dagli stessi locali, una volta identificati i ragazzi: le attività di ristorazione sono infatti ancora tenute a mantenere, in virtù delle norme anti contagio, per almeno 14 giorni un elenco dei clienti, con nominativo e numero di telefono.
Fonte FanPage.it
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