Guardando al gap con lo stesso periodo del 2019, prendendo quindi un confronto quasi omogeneo, il divario è evidente, con nessun trend di recupero avviato, dove la gravità della situazione è ben visibile scorrendo i risultati dei singoli settori dell’economia, non si registra alcun segno positivo”.
E’ quanto illustra il Segretario Nazionale dell’Ugl metalmeccanici, Antonio Spera che riunendo in videoconferenza i quadri dirigenti della federazione sostiene: ”All’estremo opposto le cadute più ampie sono ancora al ribasso il settore dalle auto, settore che cede il 51,8% rispetto all’anno precedente.
Male anche il settore industriale tessile, giù di 34 punti, mentre altrove i cali si orientano nell’ordine del 30% dove i risultati forniti dallo studio UglM portano ad allargarsi il divario dell’intero 2020; tra gennaio e maggio la produzione ha ceduto il 19,3%: i dati sul crollo della produzione industriale sono sconcertanti – prosegue Spera- , in un tracollo economico che ha colpito il nostro Paese e che sta provocando la chiusura forzata di attività produttive strategiche, con effetti devastanti sulla ricchezza nazionale e sulla tenuta sociale. Confermiamo che in tal senso, preoccupano le proiezioni del Centro Studi della nostra federazione metalmeccanica in cui, si stima oltre un milione di posti di lavoro a rischio.
Urge, dunque, un immediato shock fiscale per dare ossigeno alle imprese con un programma di investimenti in grado di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro augurandoci di non avere un autunno caldo: l’effetto Covid-19 sta avendo sull’economia e sull’attività produttiva delle nostre imprese effetti devastanti.
Per scongiurare lo tsunami, perdite incalcolabili in posti di lavoro, per l’Ugl necessita continuare a concentrare risorse a beneficio delle imprese che producono e creano lavoro alla luce del supporto che potrebbe garantire il Governo per la reindustrializzazione e con l’obiettivo di sostenere investimenti industriali alla ricerca e sviluppo.
L’Ugl – conclude Spera – crede che utile possa essere scegliere di eliminare gli incentivi superflui, introducendo delle agevolazioni fiscali automatiche e non collegate ad una specifica dimensione o settore industriale, lavorando sulle politiche dell’offerta e richiesta”.