Le valutazioni sulla qualità della burocrazia nella comparazione internazionale sono ricavate dal Quality of Government Index dell’Università di Goteborg, indicatore composto da tre pilastri: livello di corruzione, caratteristiche della legislazione e osservanza della legge, qualità della burocrazia in senso stretto.
Un indice che, oltre alle singole procedure burocratiche, dà conto anche dei loro effetti sui comportamenti e le performance dei legislatori e dei cittadini. Il risultato è che non solo siamo piuttosto distanti dalle migliori posizioni ma, cosa ancor più grave, scendiamo in graduatoria con il passare del tempo.
I risultati di un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla qualità della burocrazia e il suo impatto sulla crescita economica del Paese, sono infatti impietosi. Le inefficienze e la scarsa qualità dei servizi erogati son costate all’Italia una perdita di circa 70 miliardi di Pil. Nel confronto internazionale su 36 Paesi Ocse, ci ha fatto scivolare al terzultimo posto passando dalla 20esima del 2009 alla 33esima posizione del 2018. Il livello della qualità della burocrazia è, dunque, ben lungi dallo standard dei migliori tra le economie avanzate.
Probabilmente, tutto ciò ha a che fare anche con i ritardi del nostro Paese sull’innovazione tecnologica e sul capitale umano della Pubblica Amministrazione, con inevitabili ricadute negative sulle performance della burocrazia e, conseguentemente, con un pesante impatto sulla crescita.
L’ufficio studi della confederazione calcola che se l’Italia avesse, ad esempio, la stessa qualità dell’amministrazione della Germania, tra il 2009 e il 2018, la crescita cumulata sarebbe stata del 6,2% anziché del 2,3%.
Purtuttavia, Confcommercio si dichiara ottimista; difatti sostiene che ci sono ampi margini per migliorare il benessere economico del Paese e questo lo si può fare con strategie che non richiedono maggiori risorse o ricette fantasiose. Una delle più vantaggiose e di lungo termine consiste semplicemente nel migliorare proprio la qualità della PA.
Tony Ardito
Ottima analisi
Per ridurre la burocrazia occorre cambiare totalmente i contratti di lavoro dei dipendenti pubblici.
Allo stato attuale chi effettivamente lavora, o è un eroe, o un fesso.
Premiando il merito e la produttività e trasferendo, o licenziando, i fannulloni, avremmo risolto il problema…ma si sa … il sindacato non vuole