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Criminalità, rapporto DIA: “A Salerno comanda ancora il clan D’Agostino”

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Pubblicata la relazione semestrale relativa all’attività della criminalità organizzata in Italia da parte della Direzione Investigativa Antimafia. Questa la situazione nel territorio della provincia di Salerno:

La contestuale presenza a Salerno e nella sua provincia di organizzazioni di tipo camorristico con genesi e matrici criminali diverse, non consente una lettura unitaria del fenomeno. Le ragioni sono da rinvenire nella diversità geografica, storica, culturale, economica e sociale che connota le diverse zone del salernitano, che comprendono
il Capoluogo, l’Agro Nocerino-Sarnese, la Valle dell’Irno, la Costiera Amalfitana, la Piana del Sele, il Cilento e la Vallo di Diano.

La costante azione repressiva, alla quale hanno contribuito con le loro dichiarazioni anche i collaboratori di giustizia, ha prodotto effetti diversi sui gruppi colpiti. L’arresto di capi e promotori di numerosi sodalizi ne ha determinato, in alcuni casi, la scomparsa dalla scena criminale.

Si è tuttavia verificato che degli affiliati, privati dei vecchi riferimenti, siano transitati in clan non colpiti da provvedimenti giudiziari. In altri contesti, gli spazi lasciati vuoti sono stati colmati da gruppi delinquenziali emergenti, protesi essenzialmente a ritagliarsi spazi
d’azione nel territorio d’origine per la gestione di redditizi affari illeciti, primi fra tutti le estorsioni e il traffico di stupefacenti.

Effetti ancora diversi hanno avuto quei provvedimenti sulle organizzazioni storicamente più
radicate che, nonostante i significativi successi operativi, conseguiti sul piano investigativo, processuale e di ablazione patrimoniale, si sono mostrate in grado di rigenerarsi. Questa capacità è confermata dalla perdurante presenza nel territorio provinciale di “indicatori” tipici della presenza camorristica.

Ci si riferisce al costante ricorso a particolari metodologie delittuose (danneggiamenti mediante attentati dinamitardi e/o incendiari in danno dell’imprenditoria locale, estorsioni), alla natura dei delitti consumati e perseguiti (traffico, anche transnazionale, di stupefacenti, estorsioni, usura, controllo del gioco d’azzardo, riciclaggio di capitali illeciti, interposizione
fittizia di persona nell’esercizio di impresa, truffe ai danni dello Stato, turbata libertà degli incanti) e, non da ultimo, al costante tentativo di assumere il controllo, diretto ed indiretto, della vita politica e, di conseguenza, della gestione di importanti interessi economici. Rispetto ai sodalizi di più recente formazione, che spesso si impongono nel territorio solo per brevi periodi, i gruppi storici si sono inseriti con loro imprese di riferimento nel
tessuto economico, dove hanno impiegato ingenti risorse.

Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, in particolare hashish, marijuana e cocaina, approvvigionati da fornitori provenienti prevalentemente dall’hinterland partenopeo (con i quali i gruppi salernitani condividono anche altre attività illecite), risultano le attività delinquenziali maggiormente diffuse nella provincia, nonché il prioritario canale di finanziamento e arricchimento.

Inoltre, al pari di quanto accertato per la provincia di Napoli, anche in alcune zone del salernitano sono state individuate aree dove si coltivano droghe leggere (marijuana).
Come già evidenziato in passato, un peso importante nell’economia dei clan locali rivestono l’usura e l’esercizio abusivo del credito, le truffe ai danni dello Stato e delle compagnie di assicurazione.

Infine, uno dei settori maggiormente esposti alle infiltrazioni criminali è quello degli appalti, ambito nel quale, di frequente, si saldano condotte illecite di soggetti mafiosi, amministratori e dipendenti degli Enti che bandiscono le gare.

Si tratta di un fenomeno delittuoso molto diffuso che trova terreno fertile in atteggiamenti senza  scrupoli di imprenditori che, in talune occasioni, anche al di fuori di qualunque complicità con gruppi camorristici, non esitano a porre in essere condotte corruttive per aggiudicarsi le gare.

In alcuni casi il loro tentativo di aggirare le regole è stato arginato da chi ne ha denunciato i tentativi di corruzione, ma non è infrequente che le loro condotte illegali siano favorite da appartenenti alle Istituzioni. Una conferma, in tal senso, viene da un provvedimento cautelare, eseguito nel mese di novembre 2019 dalla Guardia di finanza, a carico di alcuni
imprenditori edili che avevano acquisito una posizione quasi monopolistica nel settore edile ad Ascea e Casal Velino.

Gli imprenditori erano riusciti a neutralizzare attività investigative a loro carico grazie a notizie riservate acquisite da un appartenente alle Forze di Polizia, in cambio di lavori edili presso stabili di sua proprietà. Va evidenziato che il modus operandi dei sodalizi locali è influenzato dal contesto territoriale in cui sono radicati: al riguardo la provincia può suddividersi in tre macro zone.

La prima è l’area urbana salernitana, che comprende il porto commerciale di Salerno, punto di approdo di traffici di stupefacenti, di t.l.e. e di merci contraffatte, che spesso fanno capo a organizzazioni criminali non operative nella provincia.

La seconda è l’agro nocerino-sarnese, area nella quale operano consorterie criminali storicamente più strutturate, tradizionalmente legate ai sodalizi della limitrofa area vesuviana, dedite principalmente al traffico di sostanze stupefacenti e ai reati contro il patrimonio (estorsioni, usura e rapine), con una consolidata propensione a ingerirsi nella gestione di risorse pubbliche.

La terza racchiude la Costiera Amalfitana, il Cilento e il Vallo di Diano, zone ad alta  vocazione turistica dove non si rileva la consumazione dei reati spia sopra descritti. Questo perché quelle aree sono state individuate dai clan camorristici, anche provenienti da altre parti del territorio regionale, come luoghi privilegiati per reimpiegare somme di denaro di provenienza illecita e dare rifugio a latitanti. La vicinanza con la Calabria ha, poi, determinato saldature tra cosche ‘ndranghetiste e pregiudicati locali.

LA SITUAZIONE A SALERNO CITTA’

Esaminando nel dettaglio le diverse situazioni, a Salerno si conferma l’operatività del clan D’Agostino nel traffico e spaccio di stupefacenti, nell’usura e nelle estorsioni, al quale fanno capo anche gruppi locali minori. Al riguardo si cita l’esecuzione, il 5 agosto 2019, da parte di personale della Polizia di Stato, di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei responsabili dei reati di concorso in estorsione e tentata estorsione continuate,
commessi da più persone e aggravati dal metodo mafioso: tra gli arrestati figurano un soggetto appartenente alla famiglia VIVIANI, con base logistica a Salerno nella frazione Ogliara, e un pregiudicato legato al gruppo D’AGOSTINO.

Il consolidato ruolo egemonico del clan D’AGOSTINO segue anni di contrasti con sodalizi di più recente formazione, che avevano provato a scalzarlo, approfittando dell’esecuzione di provvedimenti custodiali, senza tuttavia riuscirvi per l’avvenuto arresto, nel tempo, dei loro stessi promotori e componenti apicali.

Lo scompaginamento di quei gruppi non ha comunque minato l’operatività di affiliati a quelle organizzazioni nelle estorsioni e nei traffici di stupefacenti. Lo spaccio, che rappresenta una delle maggiori fonti di introiti illeciti, è di frequente il movente di omicidi consumati e tentati, riconducibili a contrasti per il controllo delle diverse piazze o al mancato pagamento di partite di droga, come attestato anche da provvedimenti recenti.

Il 29 luglio 2019, personale della Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare a carico di un pregiudicato, responsabile (unitamente al fratello, all’epoca dei fatti minorenne, destinatario pertanto di altro provvedimento), di un omicidio legato a quei traffici, consumato nel luglio 2017.

Il 7 agosto successivo, a Salerno, è stato gambizzato un giovane pregiudicato, nipote della vittima del citato omicidio, denunciato dal padre dei fratelli arrestati, per
aver esploso un colpo di arma da fuoco contro la sua auto il giorno dell’arresto del maggiore dei due figli.

Nel mese di settembre, personale della Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico dei componenti di due organizzazioni criminali dedite al traffico e allo spaccio di stupefacenti (eroina, cocaina e metadone), reati aggravati dall’aver utilizzato sostanze da taglio di pessima qualità, tali da aumentare le potenzialità lesive per gli acquirenti e dall’aver operato in prossimità di scuole e di strutture per la riabilitazione di tossicodipendenti.

Le due associazioni, seppur collegate da un punto di vista soggettivo, poiché alcuni indagati
partecipavano alle attività illecite di entrambe, “…avevano comunque strutturazioni autonome, diverse organizzazioni, diversi canali di rifornimento e differenti zone territoriali di competenza…”: un gruppo ha operato prevalentemente a Salerno, nel rione Petrosino e nel quartiere Calcedonia; l’altro si sarebbe spinto fino alla zona di Vietri sul Mare.

LA SITUAZIONE CRIMINALE IN PROVINCIA DI SALERNO

Restando al territorio vietrese, dove in passato si era imposto il clan BISOGNO di Cava dei Tirreni, più di recente si è affermata la famiglia APICELLA, oggetto di diverse attività investigative che ne hanno limitato l’operatività ed evidenziato gli interessi criminali nella gestione di stabilimenti balneari, dei servizi di soccorso, rimozione e custodia giudiziale dei veicoli (attraverso società intestate a prestanome), nella consumazione di rapine ed
estorsioni.

Il comune di Cava De’ Tirreni, posto nell’immediato entroterra della Penisola sorrentina e, quindi, della costiera amalfitana, ma geograficamente vicino anche ai comuni dell’Agro Nocerino-Sarnese, ricade storicamente sotto l’influenza criminale del clan BISOGNO, dedito alle estorsioni e all’usura, al traffico e spaccio di stupefacenti, ambito nel quale opera attraverso il gruppo ZULLO.

A carico di affiliati ed esponenti apicali di quest’ultimo sodalizio, a marzo 2019, personale della DIA di Salerno ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per associazione di tipo mafioso. Il provvedimento scaturisce dall’operazione “Hyppocampus”, conclusa a settembre 2018, con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per il reato di associazione di tipo mafioso finalizzata alla consumazione dei reati sopra menzionati.

Ulteriori approfondimenti investigativi hanno fatto emergere un tentativo di ingerenza del clan ZULLO in talune attività amministrative del comune di Cava de’ Tirreni, tramite un ex esponente pubblico, indiziato del reato di scambio elettorale politico-mafioso in ordine alle consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale del maggio del 2015. Il 18 dicembre 2019, personale della DIA di Salerno ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare a suo carico798.

A Mercato San Severino, comune della Valle dell’Irno è confermata l’operatività del gruppo DESIDERIO, il cui promotore è originario di Pagani (SA).

Nei comuni di Baronissi, Fisciano e Lancusi, dove sono presenti importanti insediamenti commerciali, permane l’influenza criminale del clan GENOVESE e del gruppo CIRILLO.

A Castel San Giorgio, Siano e Bracigliano, almeno fino al 2010, ha operato un’articolazione del clan CAVA di Quindici (AV), scompagiata da diverse operazioni. Lo stesso è accaduto per gruppi di più recente formazione le cui velleità operative sono state prontamente stroncate dall’azione di contrasto delle Forze di polizia.

I Comuni della Costiera Amalfitana, dove non si registra la presenza di sodalizi endogeni, rimangono obiettivo di interesse per investimenti di capitali da parte di organizzazioni camorristiche, non solo salernitane, per il significativo volume di affari sviluppato dal settore turistico-alberghiero, nonché meta di gruppi di pregiudicati, ancorché non organizzati, provenienti dalle province limitrofe, dediti ai reati di tipo predatorio, alle truffe e allo spaccio di stupefacenti.

Nel contesto territoriale salernitano, l’Agro Nocerino-Sarnese è la zona dove, in passato, si sono radicate agguerrite organizzazioni camorristiche, alcune delle quali scomparse dalla scena criminale per effetto di provvedimenti cautelari e della collaborazione con l’AG di elementi di spicco.

Ciò ha comportato una rilevante mutazione della mappatura criminale, poiché molti dei suddetti clan si sono sfaldati in gruppi minori autonomi, alcuni dei quali retti dagli individui di maggiore caratura criminale provenienti dai vecchi sodalizi. La nuova architettura delinquenziale ha, negli anni, consentito a clan meglio articolati, provenienti dalle limitrofe province di Napoli ed Avellino – quali i gruppi FONTANELLA di Sant’Antonio Abate (NA), CESARANO di Pompei (NA), AQUINO-ANNUNZIATA di Boscoreale (NA), GRAZIANO di Quindici (AV) – di ampliare la loro sfera d’azione.

I traffici di stupefacenti sono tra le principali attività illecite dei sodalizi locali, che spesso interagiscono tra loro: una di queste realtà criminali è stata oggetto di un’indagine conclusa dai Carabinieri nel mese di ottobre con l’esecuzione di una custodia cautelare nei confronti dei componenti di un clan – dedito a traffici di stupefacenti (cocaina, crack, eroina, hashish) in diversi comuni dell’area nord della provincia di Salerno – capeggiato da un pregiudicato domiciliato a Nocera Inferiore e tra i cui sodali figura un affiliato al gruppo FEZZA-D’AURIAPETROSINO di Pagani.

Esaminando nel dettaglio le dinamiche relative ai singoli Comuni, si conferma l’elevata fluidità degli assetti criminali di Nocera Inferiore, caratterizzati dall’operatività del clan MARINIELLO e dal consolidamento di nuovi gruppi, che fanno capo a figure storiche della criminalità locale, inseriti in tutti i settori dell’illecito propri delle associazioni camorristiche (spaccio di stupefacenti, infiltrazione negli appalti pubblici, usura, estorsioni).

Al riguardo, il 23 luglio 2019, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare per il reato di traffico e spaccio di stupefacenti: l’indagine ha consentito di smantellare consolidate piazze di spaccio nelle zone di Nocera Inferiore e Nocera Superiore.

A capo dell’organizzazione figurava un soggetto originario del primo Comune che, per poter esercitare l’attività di spaccio in quel comprensorio, versava una tangente a un pregiudicato di Nocera Inferiore, in passato inserito nel clan CONTALDO e poi divenuto capo di un gruppo autonomo.

Ad Angri, le attività di contrasto hanno ridotto in modo significativo l’operatività dello storico clan NOCERA, alias “i Tempesta”, e innescato le mire espansionistiche di giovani pregiudicati, appoggiati da gruppi del vicino entroterra vesuviano. Dell’effervescenza del panorama criminale locale sono indicativi alcuni attentati dinamitardi contro affiliati al gruppo NOCERA.

Infine, nel mese di ottobre, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare nei confronti dei componenti di un’organizzazione dedita a un traffico illecito di stupefacenti nel comune in argomento.

A Pagani si conferma l’egemonia del clan FEZZA-PETROSINO-D’AURIA, che seppure oggetto di diverse operazioni di polizia giudiziaria condotte nel tempo, mantiene una notevole forza militare, ingenti ricchezze e controlla diversificate attività economiche, forte anche di consolidati rapporti con il mondo imprenditoriale e settori della politica.

A Sarno, il gruppo egemone è il clan SERINO, dedito prevalentemente ai reati di estorsioni, usura, traffico di stupefacenti, i cui proventi illeciti sono reinvestiti in attività commerciali e ricreative: anche questo sodalizio ha, in passato, intessuto rapporti finalizzati allo scambio di reciproci favori con alcuni rappresentanti delle istituzioni locali. Anche a Sarno operano nuove leve criminali, non in contrasto con la famiglia SERINO, dedite prevalentemente a traffici stupefacenti.

A San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio, venuto meno il predominio del gruppo ADINOLFI, il conseguente “vuoto di potere” è stato colmato da consorterie provenienti dalle vicine province di Napoli e Avellino, che hanno lasciato spazio a nuove leve che, pur non contigue a contesti di camorra, operano in modo organizzato.

A Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara la disarticolazione del clan SORRENTINO ha generato un contesto criminale connotato dall’assenza di una locale consorteria camorristica di riferimento, dove sono operativi soggetti già inseriti nel citato gruppo, affiancati da elementi riconducibili alle organizzazioni attive a Pagani e Nocera Inferiore.

Il territorio di Scafati, zona di confine tra le province di Napoli e Salerno, risente dell’influenza dei clan napoletani CESARANO di Pompei, AQUINO-ANNUNZIATA di Boscoreale, D’ALESSANDRO di Castellammare di Stabia. La principale consorteria locale è il sodalizio LORETO-RIDOSSO, dedito al traffico di stupefacenti, all’usura, alle estorsioni, i cui proventi sono reinvestiti in attività economico-produttive della zona e negli appalti pubblici, per i quali indagini del passato hanno rivelato rapporti con esponenti politici e della Pubblica Amministrazione.

Nel comune sarebbero operativi soggetti facenti parte del locale gruppo MATRONE, storicamente alleato al clan CESARANO, che opererebbero in sinergia con il citato sodalizio AQUINO-ANNUNZIATA.

Il comune di Eboli, situato nella Piana del Sele, è stato, fino agli anni ’90, soggetto all’egemonia del clan MAIALE. Le operazioni di polizia e l’adesione di esponenti apicali e affiliati al programma di collaborazione con la giustizia ne hanno minato le potenzialità criminali. Alcuni affiliati hanno cercato di ricostituire il sodalizio, senza tuttavia riuscire a raggiungere il vecchio livello di organizzazione.

Allo stato, nell’intera area ebolitana si registra una fase in evoluzione, connotata dall’assenza di carismatiche figure di riferimento. Va poi evidenziato come l’intera Piana del Sele sia interessata dalla presenza di importanti insediamenti produttivi, in particolare dell’indotto caseario derivante dall’allevamento delle bufale: al riguardo, il 9 ottobre 2019, i Carabinieri hanno deferito in stato di libertà per abbandono incontrollato di rifiuti speciali il titolare e il conduttore di un’azienda bufalina, per aver sversato illecitamente acque reflue di scarti inquinanti in un canale di scolo che si congiungeva al fiume Sele.

A Battipaglia è egemone il clan PECORARO-RENNA, la cui gestione è affidata a uomini di fiducia dei leader storici, detenuti, i cui compiti prioritari sarebbero, al momento, quelli di acquisire risorse per mantenere le famiglie degli associati in carcere e di mantenere il controllo delle principali attività illecite (traffico di stupefacenti ed estorsioni). Uno dei suoi punti di forza sono le alleanze con i gruppi napoletani CESARANO e MALLARDO o con clan della stessa provincia salernitana – un tempo rivali – quali il clan DE FEO.

Nel periodo di riferimento, anche nella zona industriale di Battipaglia si sono verificati alcuni gravi episodi che hanno provocato danni all’ambiente: uno di questi, avvenuto il 3 agosto 2019, è stato l’incendio di un ingente quantitativo di rifiuti di multimateriale compresso, tra cui materiale plastico, che ha interessato l’area di stoccaggio (di circa 4 mila metri quadrati) di una ditta operante nel settore della raccolta, trasporto, smaltimento e stoccaggio di rifiuti.

Il 12 settembre successivo, nella stessa zona, si è sviluppato un incendio all’interno di una ditta specializzata nella raccolta e lavorazione e successivo riciclo di pneumatici usati, i cui titolari hanno precedenti specifici per reati ambientali, sempre connessi con l’attività svolta.

A Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella e Pugliano opera la menzionata famiglia DE FEO che, al pari del neo alleato gruppo PECORARO-RENNA, grazie ad accordi con altre consorterie, starebbe provando ad ampliare la sfera di operatività.

Alla descritta alleanza si fa riferimento anche nell’ordinanza eseguita il 1° agosto 2019 dai Carabinieri, a conclusione di indagini che hanno accertato l’esistenza di un accordo finalizzato al controllo dello spaccio di stupefacenti, con la costituzione di una “cassa comune” e la successiva spartizione degli “utili”.

Il 15 ottobre successivo, personale della DIA di Salerno ha eseguito un provvedimento cautelare a carico di due pregiudicati, tra i quali il capo del gruppo DE FEO, indiziati di estorsione aggravata dal metodo camorristico.

Nell’Alto Cilento, il centro più importante è il comune di Agropoli, dove si registra la presenza della famiglia di nomadi stanziali MAROTTA, dedita a reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio, colpita, nel tempo, da diversi provvedimenti cautelari e di sequestro di beni. Nel territorio sono presenti anche elementi del clan napoletano FABBROCINO.

Nell’area di Capaccio-Paestum sono tornati operativi storici personaggi già legati, con ruoli di rilievo, all’organizzazione criminale denominata Nuova Camorra Organizzata, tra i quali il capo del gruppo MARANDINO. Con riferimento a quest’area, il 9 ottobre 2019, personale della Polizia di Stato ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Salerno, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti dei legali rappresentanti di società operanti nel settore del “Servizio 118”, dedite al trasporto e soccorso di malati in convenzione con l’Azienda Sanitaria Locale di Salerno.

Costoro sono accusati dei reati di trasferimento fraudolento di valori, peculato d’uso, interruzione di pubblico servizio, favoreggiamento personale e emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sono stati sequestrati i beni strumentali di diverse associazioni di volontariato con sede legale a Capaccio, Agropoli, Acerno e nel comune napoletano di Pompei, nonché conti correnti e depositi bancari intestati a una società con sede in quest’ultimo comune.

In particolare, sono stati sequestrati diversi automezzi, tra cui 20 ambulanze già utilizzate dalle associazioni per appalti e affidamenti in convenzione con l’ASL di Salerno, di proprietà di società ed associazioni terze, ma di fatto riconducibili ad un soggetto appartenente al gruppo MARANDINO, già condannato per reati di criminalità organizzata e colpito
da una misura di prevenzione patrimoniale eseguita nel marzo 2019 dalla DIA di Salerno. Tra i beni sequestrati figura anche una struttura balneare, con sede a Capaccio.

Nel Medio e Basso Cilento, pur non rilevandosi la presenza di organizzazioni criminali, la particolare vocazione turistico – ricettiva, localizzata soprattutto nella fascia costiera, fa ritenere verosimile un forte interesse a investirvi capitali illeciti. Il comprensorio in argomento risulta, altresì, oggetto delle “attenzioni” di alcuni clan, anche napoletani, in relazione al traffico e allo spaccio di stupefacenti, soprattutto durante il periodo estivo, per
la grande affluenza di turisti presso le attività ricettive di quel territorio.

La Valle del Calore appare esente da presenze di gruppi criminali: la particolare conformazione orografica e la vocazione agricola di quel comprensorio hanno sostanzialmente reso la valle del fiume Calore lontana dalle mire delle organizzazioni camorristiche. L’unico fenomeno delinquenziale registrato è lo spaccio di sostanze
stupefacenti, reperite presso i comuni di Sala Consilina (SA) e Atena Lucana (SA).

Il territorio del Vallo di Diano si conferma d’interesse per le consorterie malavitose, trattandosi di un’area posta a cerniera tra l’alta Calabria e la Campania. Sono documentati, infatti, contatti tra esponenti della malavita locale, delle cosche calabresi dell’alto Ionio e Tirreno cosentino e di clan camorristici operanti a Napoli: i gruppi mafiosi risultano interessati anche ad investimenti immobiliari e imprenditoriali.

Nel territorio sono operativi due gruppi criminali, originari di Sala Consilina, GALLO e BALSAMO, già facenti parte di un unico sodalizio dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, che oggi si rivolgono ad interessi criminali diversi. Nello specifico, il gruppo GALLO mantiene i contatti con i clan dell’alto Tirreno cosentino e risulta dedito al traffico di armi e di stupefacenti e all’usura, servendosi in alcuni casi di cittadini rumeni per compiere attentati intimidatori, furti e rapine.

L’altro gruppo, mai entrato in conflitto con il primo, risulta dedito esclusivamente all’usura,
ricorrendo raramente anche ad azioni violente, strumentali all’attività di recupero dei crediti vantati. Il territorio si presta, inoltre, ad essere favorevolmente sfruttato per l’illecita coltivazione e produzione di cannabis, attirando in particolare l’interesse di soggetti dell’area vesuviana.

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