Il bimbo era in una culla termica installata dal prete appena fuori dall’edificio sacro proprio per accogliere i neonati che i genitori naturali decidono di non tenere. Insieme al biglietto anche le indicazioni sul nome da dare al bambino, Luigi.
Il piccolo è stato subito soccorso dal 118, allertato da don Antonio, ed è ora nel reparto di Neonatologia del Policlinico di Bari, in buone condizioni.
La culla termica e il cellulare – Erano le 8:15 quando il sacerdote ha raccolto il bambino. “Quando il mio cellulare, collegato alla culla termica, ha cominciato a squillare ho iniziato a tremare – racconta don Antonio -. Mi sono catapultato nell’area dove è installata la culla e ho visto questa creatura meravigliosa che strillava, piangeva, ma allo stesso tempo mi è sembrato fosse curato e che stesse bene. Il suono del telefono mi ha fatto salire il cuore in gola. Quella suoneria squilla solo se la culla si aziona, quindi sapevo già cosa mi aspettava”.
Soccorso e visitato – Appena visto il piccolo, il parroco si è subito messo in contatto con il 118. “Poi ho avvisato il professor Nicola Laforgia (primario della Terapia intensiva neonatale a Bari), perché la culla termica è stata installata nel 2015 proprio in collaborazione con il suo reparto. Sino ad oggi non avevamo avuto altri abbandoni”.
Un biglietto per Luigi – Accanto al bimbo, vestito con una tutina a fasce bianche e azzurre, don Antonio ha trovato un biglietto: “C’era scritto che il nome da dargli è Luigi e poi c’era un messaggio di amore: ‘Mamma e papà ti ameranno sempre’: Mi ha emozionato molto”. Sul biglietto c’era anche la data di nascita, 10 luglio 2020. I genitori dovrebbero essere italiani.
In Terapia intensiva neonatale – Il caso viene ora seguito dal Tribunale per i minorenni. Il parroco, che ha fatto la segnalazione ai carabinieri, è stato ascoltato in caserma. Ora si aprirà la procedura per l’affidamento. Momentaneamente del neonato si occupano gli addetti del reparto di Terapia intensiva neonatale di Bari: verrà nominato un tutore legale tra il personale, che accudirà il piccolo fino a quando non sarà scelta una famiglia affidataria.
Laforgia: “Un atto d’amore” – “Non parlerei di abbandono – commenta il primario Laforgia -. Quello dei genitori è stato un atto d’amore: hanno lasciato il figlio proprio in un posto dove erano sicuri che sarebbe stato accolto e curato. Sta benissimo, è stato visitato e non abbiamo rilevato alcuna problematica. Inutile raccontare l’emozione dei colleghi che erano di turno, è la prima volta che quella culla viene utilizzata e io voglio vederci un segnale di speranza. La culla si è riempita in un momento particolare per tutti noi, per quello che abbiamo vissuto durante la fase acuta della pandemia. Per diversi motivi io leggo in questa storia un segnale di speranza che ci arriva. E’ come se oggi Luigi rinascesse una seconda volta. A mio avviso , si tratta di un atto d’amore: non voglio nemmeno immaginare quanto sia stata sofferta e dolorosa la loro scelta”.