– L’Ispettore Cramer vi aspetta, Signor Holmes, subito. Un delitto in Sloane Square. Una giovane donna assassinata dentro un appartamento elegante. Mobili in stile, quadri e statue di pregio. L’Ispettore sta sul posto assieme al medico legale.
Holmes obietta che è fine anno e nulla accadrà fino all’indomani. Poi si rende conto che è domani e non ci sono scuse plausibili, ora che s’è svegliato, per declinare l’invito. Gli piace tenere sulle spine il povero Sergente e tergiversa.
- Sono stordito dal fumo, ho sonno, fuori fa freddo.
Il Sergente non intende ragioni e spinge Holmes verso la porta. Afferra la sua mantella dall’attaccapanni e gliela porge. Io prendo da solo il mio cappotto. Holmes infila il cappellino sulla testa quasi glabra, io calco la bombetta sui cappelli arruffati.
Fuori il cocchiere tiene a bada i cavalli per farci salire a bordo della carrozza. Il tempo è umido, grigio, freddo. La carrozza ha una coperta sul sedile. Me la metto sulle gambe mentre Holmes rifiuta il lembo per sé. Il Sergente si siede a cassetta accanto al cocchiere. Procediamo nella nebbia verso Sloane Square.
Sarà il rollio della carrozza, saranno i postumi della sbornia di oppio, il mio amico comincia a ciondolare la testa di lato. Nel semibuio immagino i suoi occhi appannarsi e la sua mente partire per il sogno.
Sloane Square è la tipica piazza londinese situata nel tipico quartiere che ostenta i tratti della signorilità. Negozi per alimentari e negozi per buone famiglie addobbano i marciapiedi. Lo si capisce dalle insegne e dai fiocchi tardo natalizi che pendono dalle porte. Tutti gli usci sono sbarrati in questa notte fredda e grigia e nebbiosa, ma puoi immaginare che da dentro emani il calore delle vite.
Il civico davanti cui si arresta la carrozza è una porta che dà direttamente sulla strada. Il battente è aperto e sorvegliato da un poliziotto in divisa. L’agente sbatte i piedi sul selciato e agita le braccia come un pupazzo a molla. Cerca calore dal movimento, si arresta di botto come se la carica fosse esaurita appena vede il Sergente, un superiore, scendere dalla carrozza e avvicinarsi a noi per farci segno di seguirlo.
Saliamo all’ammezzato in fila indiana. Le scale sono strette e lasciano passare uno alla volta. Stebbins precede Holmes e me. Holmes si muove con disinvoltura, pare uno che sa dove dirigersi. Sarà che la droga ha cessato l’effetto ed egli ha ripreso l’abituale acume. Non esita a imboccare la porta sulla destra. Dall’interno si sentono i soliti rumori della scena del crimine. Il fotografo, i necrofori in attesa, il medico chino sul corpo.
Attento, Holmes, vorrei richiamare la sua attenzione se non mi precedesse di qualche passo. Attento, Holmes, che non c’è il solito patologo ma la sostituta. Una donna patologa è quanto di peggio possa augurarsi Holmes, che con questa dottoressa ha un rapporto che egli si ostina a definire di distacco ma è invece di immusonito dispetto. Kay Scarpetta è una particolare figura di medico prestato alla anatomia patologica quando il titolare dell’obitorio è fuori servizio. Appena può, la bionda Scarpetta approfitta per esibire la sua scienza. Porta un nome italiano ma è così americana da parlare uno slang che persino il poliglotta Holmes fatica a comprendere.
Anche nell’abbigliamento provoca. Pantaloni da uomo, larghi sotto e stretti alla cintura, panciotto nero sulla camicia bianca con le maniche rimboccate al gomito a mostrare due braccia con una traccia di peluria bionda. Biondi sono i capelli con una ciocca che sfugge alla forcina e le cade davanti agli occhi. Kay cerca di rimandare dietro la ciocca soffiando con la bocca. Il gesto vorrebbe essere leggiadro, in realtà irrita Holmes che evita di guardarla per concentrarsi sul cadavere a terra.
Parte seconda – segue
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