“Abbiamo potuto prelevare il bulbo olfattorio in due soli pazienti – racconta l’esperta in una intervista all’ANSA – e lo studio riporta i risultati osservati in uno dei due, che aveva una forma grave di COVID”.
“In questo paziente – continua l’esperta – abbiamo dimostrato con la microscopia elettronica la presenza del virus nel bulbo olfattorio; associato ad una grave infiammazione”. Questo aspetto suggerisce un danno diretto del virus nel bulbo olfattorio. Non è stato possibile, però, stabilire con precisione in quali tipi di cellule erano presenti le particelle virali.
Inoltre, “per quanto riguarda il naso ed in particolare la mucosa olfattoria, che abbiamo isolato specificamente – precisa la Morbini – anche qui abbiamo osservato la presenza di abbondanti particelle virali, associate a infiammazione, in entrambi i pazienti studiati”.
Pur trattandosi di un case report, quindi di una singola osservazione clinica, conclude la Morbini, “la nostra rappresenta la prima evidenza di un diretto coinvolgimento del bulbo olfattorio da parte del SARS-CoV-2, che va a supportare i dati strumentali di danno in questa area in pazienti COVID, e l’evidenza clinica di compromissione dell’olfatto. Ciò suggerisce che questo virus, come altri coronavirus, è in grado di raggiungere il sistema nervoso attraverso le fibre dei recettori della mucosa olfattoria”.
Fonte: Ansa-saluteebenessere