I pazienti con disturbi dell’olfatto e del gusto erano in media 10 anni più giovani di quelli senza sintomi. La gestione della malattia a casa o in ospedale e il livello di gravità, invece, non sono risultati correlati all’insorgenza di questi particolari sintomi. E’ il quadro che emerge dal lavoro pubblicato sul ‘Journal of Neurology’, in cui gli scienziati indagano gli effetti di Sars-CoV-2 sul sistema nervoso centrale e confermano l’ipotesi che il coronavirus possa propagarsi oltre il bulbo nasale con lievi e transitorie conseguenze sul sistema nervoso centrale.
I medici ricercatori dell’Istituto lombardo hanno utilizzato test e questionari online sondando persone contagiate che non avevano pregresse patologie del sistema nervoso centrale.
“I pazienti con disturbi a olfatto/gusto presentavano lievi sintomi neurologici quali mal di testa, compromissione dell’equilibrio, disfonia, vertigini, lieve confusione, disturbi sensoriali e visivi”, spiega Alberto Albanese, responsabile della Neurologia di Humanitas e docente di Humanitas University. “Questo può suggerire un’azione diretta di Sars-CoV-2 sulle cellule epiteliali nasali e una sua possibile propagazione oltre il bulbo olfattivo, con il coinvolgimento lieve e transitorio del sistema nervoso centrale”.
Quanto tempo per tornare a sentire odori e sapori? “Il 51,3% dei pazienti ha recuperato l’olfatto e il 60,3% il gusto entro 20 giorni dall’esordio dei sintomi”, riferisce Albanese. L’ipotesi di una propagazione del virus dal bulbo nasale al sistema nervoso centrale è suffragata da un altro studio pubblicato su ‘Jama Neurology’ dai neuroradiologi di Humanitas, che hanno osservato alterazioni morfologiche del bulbo olfattivo in alcuni pazienti affetti da Covid-19. La collaborazione tra neurologi, otorinolaringoiatri e neuroradiologi dell’Irccs mira a chiarire se questo rappresenti una possibile porta di accesso al virus verso il sistema nervoso.
A rafforzare l’ipotesi, studi precedenti su altri ceppi di coronavirus che già avevano dimostrato la capacità di attaccare il sistema nervoso centrale attraverso il neuroepitelio olfattivo, il tessuto nella parte posteriore della cavità nasale, costituito da ghiandole in grado di trasformare il segnale chimico in nervoso.
“La fisiopatologia delle manifestazioni neurologiche di Sars-CoV-2 è ancora da indagare – prosegue il neurologo – Questa infezione è una malattia sistemica i cui segni neurologici, soprattutto se lievi, posso essere trascurati quando prevalgono gravi sintomi respiratori o i pazienti sono isolati a domicilio. L’incidenza dei sintomi neurologici, dunque, potrebbe essere superiore a quella individuata dallo studio. Confidiamo che quanto appreso possa servire per aumentare il livello di conoscenza della malattia e aiutare altri clinici nel loro lavoro con i pazienti”.
Fonte AdnKronos.it