Agosto rinfranca gli operatori turistici della Campania che hanno avuto il coraggio di riaprire e hanno tentato la sorte ottenendo riscontri da una clientela perlopiù italiana, sono mancati gli stranieri determinando una stagione che resta compromessa, considerati gli effetti del lockdown con la primavera bruciata ( rappresenta in media il 40% del bilancio stagionale) e limitazioni dei voli da e per l’Italia. E settembre appare con previsioni complicate e rilancio turistico previsto solo dall’avvio del 2022 salvo rischi di nuove ondate della pandemia. L’Otei Osservatorio extralberghiero Abbac GuestItaly ha effettuato il rilievo di agosto 2020 della media di occupazione camere, pernotti effettuati e prezzi medi rilevati nelle strutture ricettive extalbeghiere della Campania. Il sondaggio è stato effettuato mediante intervista ad un campione di circa seicento strutture ricettive delle diverse località turistiche regionali e con percentuali rilevati di pernotti sulle maggiori piattaforme online di prenotazione. Si registra boom del Cilento che sfiora il 90% di occupazione camere, con una media di 4,8 pernotti e un prezzo medio a doppia di 74 euro. Vanno bene le località costiere del verde Cilento con Palinuro, Camerota, Golfo di Policastro, Agropoli, Paestum ed Ascea ma soddisfacenti anche i dati dei comuni vicinori. A Salerno la media di occupazione camere è stata del 67%, con tre pernotti e un prezzo medio di 65 euro per una camera doppia. La Costiera Amalfitana, con la mancanza di ospiti stranieri perlopiù americani ed europei, registra una media di occupazione dell’83%, cinque pernotti e un prezzo che a camera che si è registrato attorno a 79 euro. Paga diversi scotti la Penisola Sorrentina che si ferma ad agosto ad una media di occupazione camere pari al 77% , periodo medio di pernotti pari a 4,1 e un prezzo calcolato a 76 euro. Tengono le isole del Golfo con una media di occupabilità camere dell’88%, con una media di 5 pernotti a prenotazione e un prezzo di 83 euro. Capri, Ischia e Procida con dati molto positivi malgrado le tante preoccupazioni delle prime settimane per i casi positivi al covid registrati nella seconda decade di luglio. Lontano quel cambiamento di tendenza dell’estate per Napoli, che subisce gli effetti della pandemia e i mancati flussi delle città d’arte, pur mantenendo livelli più alti rispetto ad altre note città come Firenze, Roma e Venezia. Il dato medio di occupazione camere è stato del 64% , è di 2, 8 la media di pernotti e con un prezzo a camera di 62 euro. “Una delle stagioni più brevi della storia del turismo campano rischia ora di chiudersi, lasciando sul territorio non poche difficoltà – commenta il presidente Abbac Agostino Ingenito – Le incertezze della pandemia, la scelta di provvedimenti più restrittivi per esigenze sanitarie, non hanno consentito di ottenere maggiori flussi turistici senza un’adeguata e incisiva campagna promozionale che stando ai primi dati dopo il lockdown ci vedevano tra le regioni meno colpite dal covid. Un’opportunità che non si è colta per garantire di rafforzare le nostre strutture ricettive che erano stato chiuse da decreto. Ora restano tutti i nodi sul tappeto. Abbiamo migliaia di famiglie che vivono di solo reddito turistico, non possono accedere ad ammortizzatori sociali e non hanno potuto ottenere contributi una tantum perché non imprese. Le nostre partite ive poi come affittacamere e case vacanze professionali hanno ottenuto ridotte marginalità e soprattutto nelle città si sente il peso dei costi fissi di locazioni, che non hanno visto interventi per garantire rinegozzazioni con la conseguenza di centinaia di strutture ricettive perlopiù bed and breakfast ed affittacamere che stiamo accompagnando alla rinuncia delle scie amministrative per difficoltà a proseguire. Occorrono azioni decise per garantire una riconversione degli immobili e offrire decontribuzioni ed aliquote ridotte per favorire accordi territoriali per lavoratori e studenti, auspicando per quest’ultimi un ritorno in presenza nelle università. Molte le difficoltà per la filiera con gravi perdite e rischio serio di redditività sufficiente per le migliaia di famiglie che pur svolgendo difatti un’attività ricettiva ritenuta integrativa del reddito, si garantivano unici introiti familiari con l’accoglienza. Per loro per paradosso non sarà possibile attingere al reddito di emergenza perché con Isee dello scorso anno superiore alle soglie”- conclude Ingenito- Ma resistiamo, auspicando tempi migliori e nel frattempo lavorando per sollecitare le istituzioni a garantire opportunità, auspicando che la prossima consiliatura regionale metta mano alle tante inefficienze dell’organizzazione turistica e delle infrastrutture e migliorando ulteriormente mobilità e collegamenti”